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Non ci resta che piangere (sul serio)

Uno scempio, una presa in giro, un’umiliazione inaccettabile per la gente giallorossa. Perché va bene tutto, va bene la stima e la fiducia accordata al nuovo corso, anche dalle pagine di Mondopallone, ma alcune situazioni suscitano solo il riso. E non si tratta di seguire il vento o di esercitare la filosofia del qualunquismo. Se bisogna giudicare la Roma odierna, non una novità, serve esclusivamente la frusta. De Rossi (De Rossi!) e Kjaer esclusi a causa di un ritardino, quasi come se i tre punti a Bergamo fossero l’ultimo dei pensieri; il vice capitano, l’uomo chiave dal punto di vista tattico, lasciato a marcire in tribuna. E i precedenti parlavano chiaro: senza De Rossi, il più delle volte, si perde. Ma chi se ne importa del risultato? Il successo sembra contare nelle dichiarazioni in sala stampa, quando si afferma di puntare al terzo posto, poi basta. Caro Luis Enrique, sia almeno sincero, non illuda migliaia di individui che vivono per questo. Se la Roma avesse un capo, una guida presente e costante, tutto ciò magari non accadrebbe: che sia giunta l’ora giusta per Franco Baldini? Che copra i vuoti procurati dai vertici, confermi se vuole la fiducia al suo allenatore ma faccia pesare il suo potere. Non può Luis Enrique vestire i panni del dittatore…

L’istinto paterno delle punizioni si dovrebbe applicare tra le mura domestiche, usando come cavia i propri figli. Sono le partite ad avvalorare la tesi: appena le cose girano per il verso sbagliato, via a calci e insulti all’arbitro. In undici o in sette cambia qualcosa? In fondo, per gli avversari, è sufficiente intasare la zona difensiva e poi gettare alla viva il parroco il pallone. Gli spauriti scolari dello spagnolo penseranno al resto. E la Roma? La Roma gestisce la sfera, vuole vincere nella supremazia territoriale, che li facciano gli altri i gol! Perché sporcarsi le mani con l’atto ignobile del gioco finalizzato al punteggio? Tanto l’amarezza, quella vera mista al disgusto, cospargerà i poveri scemi che sognavano una squadra grintosa per la conquista della zona Champions. Sapete che qualcuno di essi è arrivato addirittura a spendere bei soldini, viaggiando fino a Bergamo e comprando il biglietto dello stadio? Il nostro è un inno ai pilastri dello spettacolo calcio, ossia i tifosi di ogni latitudine, stavolta impersonati nei romanisti, infangati anche per mezzo di simili prestazioni oscene. E che Luis Enrique, o chi ne farà le veci, non ci venga a dire di essere il primo tra i dispiaciuti: le conseguenze delle scelte, talvolta, ci appaiono già chiare prima dell’esecuzione, quindi si prepari a divenire il protagonista di un tiro al bersaglio E’giusto così: la Roma non si tocca, è “maggica”.