Balotelli batte Mourinho uno a zero: storie di razzismo e omofobia

C’eravamo tanto odiati! Chi o cosa meglio di questa frase può descrivere il rapporto che ci fu – ai tempi dell’Inter – tra Mario Balotelli e José Mourinho. Uno era l’attaccante, poco più che ventenne, di quell’Inter che nel 2010 seppe conquistare uno storico triplete; l’altro, era il simbolo carismatico e a volte anche folcloristico della squadra nerazzurra. Il portoghese, sia chiaro, era e resta un vincente, così come SuperMario, uno che a quasi ventidue anni ha già conquistato 3 scudetti, una Champions League e altre coppe varie. Il loro rapporto all’Inter non era certo dei più rosei: Mourinho lo usava come il ‘brutto anatroccolo’ della situazione, un modus operandi che aiutò a cementare il gruppo e a costruire gli storici successi. Esagerato, forse, ma efficace, tanto più che lo Special One ci provò per alcuni mesi anche a Madrid (con Kakà e Granero), senza però sortire lo stesso effetto: altro club, altra dimensione.

Balotelli allo stesso modo usò, anche se in minor modo, l’ira del tecnico di Setubal per aprirsi le porte, anzi i portoni, al trasferimento in terra straniera. Estate 2010, le strade fra i due si divisero, ma i confronti tra i due restano ugualmente all’ordine del giorno. Seppur a distanza, Balotelli e Mourinho sono in eterno duello: il caso dei cori razzisti nei confronti dell’attaccante del City, e le parole pesanti del portoghese rilasciate sul campo di allenamento di Mosca. “Sono tutti gay qui?” è stata infatti l’ultima infelice uscita dello ‘Speciale’, frase rivolta ai moscoviti colpevoli di non aver comunicato in tempo con quale pallone si sarebbe giocata la sfida di Champions League. Stupide affermazioni (nessuno in questo articolo ne chiede la pena di morte, sia chiaro), che richiamano ancora una volta uno dei tanti problemi della società moderna, che inesorabilmente si riversano in maniera ancor più volgare, sui campi di calcio, e affini. Omofobia, ossia paura degli omosessuali, persone come noi, ma che evidentemente a Mourinho spaventano. Forse è solo la poca cultura che fa dire certe frasi, simili per certi versi ai cori razzisti dei tifosi del Porto, tutti rivolti a Balotelli e al suo compagno Yaya Tourè. Razzismo, un altro dei tanti problemi che attanagliano il mondo dello sport: grave e forse irrisolvibile, perché come si dice “la mamma dei coxxxxni è sempre incinta”.

La differenza tra i due mali, razzismo e omofobia, è sottile ma chiara; in questo prendo spunto da una frase riportata da uno dei giornalisti più famosi in Italia, ossia Franco Rossi: lui, in un suo editoriale dice “Chi ‘odia’, le persone di colore, o di razza diversa, sa chi è il proprio nemico, ma se sei omofobo non lo sai. Ecco perché da uno come Mourinho, sempre al centro dei riflettori, certe brutte cadute di stile, non ce le aspettiamo, o almeno non di questo tipo. Vanno bene le manette, la prostituzione intellectuale (per dirlo a modo suo), ma esclamare certe nefandezze no, no José, stavolta hai clamorosamente toppato. Stavolta è Balotelli a batterti, alla faccia dei tanti giornalai italiani, che negli anni scorsi vedevano in Mario un demonio, come se essere bravi e sfacciati fosse una colpa. Stavolta è il bresciano ‘nero’ a vincere, contro tutto e tutti. Ne avrà fatte tante di cavolate – per dirlo con un eufemismo – ma le parole urlate dal portoghese non le avrebbe mai dette: un cinquantenne che viene battuto in stile ed educazione da uno che non ne ha nemmeno ventidue, beh è anche questo il bello del calcio.

 

 

RAFFAELE AMATO             Twitter @6RA9

Published by
Raffaele Amato