Sette giorni da urlo. Sette giorni in cui i destini di molte squadre si incroceranno, e si troveranno a un bivio: da una parte la gloria, dall’altra la delusione della sconfitta. Ambizioni, sogni, speranze, desideri, obiettivi, scelte giuste e sbagliate, che determineranno la sorte di quelle compagini che in soli sette giorni, QUESTI sette giorni, dovranno essere brave a munirsi di matita appuntita, foglio bianco, e disegnare con abilità il proprio futuro. Da un lato l’Europa, e la grande fame di esaltazione continentale; dall’altra, c’è il “tanto amato” campionato, e quel Milan-Juve, sfida al vertice, che fermerà un paese intero. San Siro sold-out, pub pieni, birre scolate, battute pre e post gara, tre risultati possibili. Da una parte il diavolo tentatore, il suo impeto devastante, la sua qualità indiscussa, le sue individualità capaci di fare la differenza; dall’altra, una Vecchia Signora che si è appena rifatta il lifting, che forse non ha più il bon-ton di un tempo, ma è spinta dalla voglia, dal carattere di un gruppo giovane, sfrontato, anche un po’ sfacciato, addirittura più simpatico rispetto agli anni precedenti. I rossoneri giocheranno per lasciare intendere la volontà di mettere sin da ora il punto esclamativo sul torneo, per far capire chi è che comanda; per domare, insomma, le insistenze di una Juve che, invece, gode di uno spirito rivoluzionario, che la rende insidiosa ma compatta, dinamica ma ordinata.
Equilibri. Che si sposteranno, in campo, da una parte e dall’altra, e che delineeranno le sorti di un match che ha fatto, fa e farà certamente discutere; ed equilibri che, invece, viaggiano diretti, sull’asse Italia-Inghilterra, percorrendo quella che se fosse un’autostrada viaggerebbe un po’ per terra – spaccando in due campagne, pianure e montagne – un po’ per mare, affogandosi nella Manica, per collegare Napoli e Londra, città diverse nello stile, nella storia, nella passione. Da una parte il calore, immenso, del tifo partenopeo; dall’altra, l’elegante pazzia di quegli hooligans da un lato irriducibili, dall’altro domati, seppur parzialmente, dalle ferree leggi britanniche sul comportamento negli stadi. Londra, dunque: città da sempre ricca di fascino, e che per Napoli vorrebbe dire un bel pezzo di storia da scrivere. Ci si gioca l’accesso ai quarti di Champions, si lotterà per entrare nelle migliori otto squadre del Vecchio Continente: tanto talento in campo, tanta carica in panchina, dove da un lato Villas Boas sembra giocarsi le ultime carte a sua disposizione per evitare un esonero secondo molti oramai imminente; dall’altra, con Mazzarri out a causa della squalifica rimediata contro il Villarreal, il signor Frustalupi, vice del tecnico azzurro, dovrà saper essere un abile condottiero, mantenendo la calma sia per sé, sia per quelli che per quella notte saranno a tutti gli effetti i suoi ragazzi in campo.
Infine, Europa League. Lazio oramai spacciata, considerando il momento devastante che sta vivendo in termini di risultati (e gol incassati). Certo, la tanta voglia di riprendersi potrebbe donare un’utile carica, ma sovvertire l’1-3 dell’andata sembra veramente impossibile; l’Udinese, invece, può farcela. Lì, a Salonicco, nella bolgia del Toumba, l’undici di Guidolin (che parte dallo 0-0 del “Friuli”) dovrà saper tornare a giocare da Udinese. Anche senza Di Natale (difficilissimo che recuperi, ma non impossibile), e anche senza il suo pubblico, che dovrebbe invece essere più presente, e supportare ed essere fiero di quella che, in Italia, negli ultimi due anni, è senza dubbio la squadra che ha dimostrato di giocare il calcio più bello e divertente.