Passione viscerale, scaramanzia ed esonero facile: Massimo Cellino e Maurizio Zamparini sembrano fatti apposta per andare d’amore e d’accordo. Il confine della similarità caratteriale è però spesso padre dei dissidi più forti; due personaggi così lunatici non possono che vivere di discontinuità nel loro rapporto.Quanti paroloni volati nelle riunioni di Lega! Eppure nel momento in cui il patron rosanero ha deciso di cedere Pinilla, il collega sardo è stato il primo a beneficiare della generosa proposta. In comune possiedono anche il progetto stadio, forse utopistico nella nostra Italia, grazie al quale combattere le sempre avversate disuguaglianze prodotte dai diritti tv.
In estate i loro propositi appaiono gonfi di spavalderia e sicurezza, gli obiettivi si chiamano Champions League e Coppa Uefa, gli allenatori prescelti assurgono all’onere di professori del calcio. Una volta Zamparini, interrogato su Delio Rossi, disse: “Ho risolto finalmente il problema della guida tecnica per molti anni. Credo che sarà Rossi a esonerarmi prima o poi, quando si stancherà di me”. Comincia il campionato e le due compagini divertono, praticano un bel gioco e tra le mura amiche rendono la vita complicata a chiunque. Successivamente, al minimo calo o forse un po’ per noia, arriva puntuale il ribaltone in panchina: il giocattolo si rompe, le aspirazioni massime mirano alla salvezza e la nuova vittima sa che oltre a traghettare il gruppo fino alla fine del torneo non potrà giungere. Nell’ultima stagione, Zamparini e Cellino hanno sperimentato una novità, ossia quella di esonerare il tecnico ancor prima dell’inizio; Pioli e Donadoni, entrambi preparatissimi come stanno dimostrando in Emilia, subito rimpiazzati per Mangia e Ficcadenti. Ma nelle isole nessuno si scompone, il primo scorcio di serie A vede Palermo e Cagliari vincere e convincere. Conseguenza? Arrivederci e grazie.
La lista dei liquidati, del resto, comprende un’enormità di nomi illustri: Trapattoni, Prandelli, Spalletti, Zaccheroni, Reja Radice, Tabarez, Guidolin, Ventura, Delio Rossi e chi più ne ha più ne metta. Sotto le grinfie dei due mangiafuoco, per il momento, figurano Mutti e Ballardini (quest’ultimo un martire, essendo stato alle dipendenze di entrambi). Le cose funzionano sia in Sicilia che in Sardegna, ma voi scommettereste un centesimo sulla loro riconferma per l’anno venturo? Perché i nostri eroi sono così: fanno e disfano la tela, come Penelope, si dichiarano stufi e un secondo dopo li osservi accorgendoti di un entusiasmo dilagante; uno per scaramanzia non assegna il numero 17, l’altro gira per Palermo durante le sfide importanti. Alimentano i sogni della gente e poi li distruggono, passano con disinvoltura dalle vesti dell’idolo a quelle dell’autolesionista. Oggi li ami e domani li odi, però senza mai perdere la consapevolezza che se non ci fossero, Palermo e Cagliari non navigherebbero da protagoniste nel grande calcio. E fidatevi: tra cinquant’anni ricorderemo con nostalgia questi meravigliosi attori del calcio. Zamparini e Cellino, i Rozzi e i Massimino del XXI secolo.