Figlio di una fabbrica del calcio
La favola di Gianmario Piscitella tiene banco negli ultimi giorni. Classe 93, esterno offensivo di grande corsa e dribbling, l’ennesimo allievo del maestro Alberto De Rossi ha esordito in serie A niente di meno che in un Roma – Inter.Campano di San Marzano, comune di 9.000 anime in provincia di Salerno, Piscitella è stato addirittura schierato titolare da Luis Enrique nei trenta minuti di Catania; il ragazzo ha stoffa e si è dimostrato un valido punto d’appoggio per i compagni, attirando le osservazioni di Vincenzo Montella, preoccupato ieri dalla larghissima posizione del 18enne.
Analizzando la sua storia, però, balza all’occhio un dato fortemente esplicativo, assassino di ogni interrogativo. Piscitella è cresciuto in una fantastica scuola calcio, una vera e propria fucina di talenti: il Castel Cisterna, altro paese stavolta del napoletano. La piccola società, affiliata da anni con l’Empoli, aveva già sfornato campioni del calibro di Lodi, Di Natale, Caccia e dello stesso Montella, tutti poi finiti in Toscana così come il nostro Gianmario. Quattro anni or sono arrivò la Roma, quasi a voler completare la garanzia di una carriera ad altissimi livelli. Se hai la fortuna di muovere i primi passi nel laboratorio campano, proseguire la formazione in un’isola felice per i giovani, ossia Empoli, e poi affinare il tutto sotto la guida di tecnici quali Stramaccioni e De Rossi, il tuo futuro non può che essere scritto. Ed’è una magnifica risposta alle valanghe di euro gettati sugli stranieri dal nome esotico o sui campioni attempati. E’il rilancio di una certezza troppe volte inquinate: il ragazzino di prospettiva, attraverso gli insegnamenti della gente giusta, si rivela spesso il migliore acquisto. Non dimentichiamo di citare Luis Enrique, il garante della bravura, il finalizzatore del lavoro giallorosso nei vivai.