Doveva finire così: dopo 361 presenze alla fine Angelo Palombo ha lasciato la Sampdoria, Genova ma soprattutto i tifosi blucerchiati. Destinazione Milano, sponda interista, con la modalità del prestito oneroso (1 milione di euro) con diritto di riscatto fissato a 4 milioni. E lo ha fatto quando probabilmente nessuno se lo aspettava più, in un gelido pomeriggio genovese come non se ne vedevano da anni, con la neve a fare da sfondo ad un addio che, a detta di tutti, non si sarebbe mai dovuto realizzare. Già perchè lui, agli occhi dei tifosi di fede blucerchiata, non era un giocatore qualsiasi ma un simbolo vero e proprio da tutelare e rispettare. Allo stadio si poteva fischiare chiunque eccetto lui, perchè nessuno aveva alcun dubbio che capitan Angelo desse il 110% in ogni partita. “Noi abbiamo Angelo Palombo!” era il coro che si sentiva più frequentemente in gradinata sud, quella di fede blucerchiata. Se si potesse riassumere con una canzone la carriera del centrocampista nato a Ferentino, sarebbe sicuramente “Una vita da mediano” di Luciano Ligabue, viste le migliaia di chilometri percorse a fare da spalla ai vari Flachi, Cassano e Pazzini, a spezzare le trame di gioco avversarie e far ripartire l’azione.
Capitan Palombo non resterà però impresso nella memoria dei tifosi blucerchiati soltanto per le corse in mezzo al campo o per le punizioni calciate di potenza, ma anche e soprattutto per ciò che ha rappresentato al di fuori del terreno di gioco: un uomo dall’alto valore morale, che ha resistito per tanti anni alla tentazione del denaro e delle grandi squadre, perchè Genova era la sua casa. E questo lo si poteva notare sia quando tutto andava bene, sia nei momenti di difficoltà: dalla qualificazione ai preliminari di Champions League alla retrocessione in poco meno di un anno. 365 giorni per passare dalle stelle alle stalle, ma nonostante tutto Palombo si sentiva tatuato addosso quei colori e quella maglia, tanto da scusarsi in lacrime davanti ai suoi tifosi per la brutta stagione della squadra, conclusasi il 15 maggio 2011 con la retrocessione nella serie cadetta.
Da quel giorno nulla fu uguale a prima. Le continue tensioni con il presidente Garrone hanno infine portato alla cessione, un brutto epilogo per una storia d’amore che adesso continuerà a distanza: quella tra capitan Palombo e i tifosi della Samp.