Il lento congedo del Pek

Titolare discusso, pilastro insostituibile e riserva indesiderata. La storia d’amore tra David Pizarro e la Roma non ha mai vissuto sul filo della stabilità: il regista cileno saluta la Capitale e vola a Manchester da Mancini, in prestito secco senza diritto di riscatto.Acquistato nel 2006 dall’Inter con la fama di pupillo spallettiano, il Pek ha pagato tale etichetta finendo più volte nel mirino dei tifosi, i quali inneggiavano al lancio del rampante Alberto Aquilani ma finivano puntualmente per vedere il numero 7 affianco De Rossi.

Un motivo ci doveva pur essere: forse la classica finta a sterzare, sempre identica e fatale per l’avversario, le aperture con il contagiri o magari il carisma e l’attaccamento verso i colori giallorossi. Perché se fosse stato per lui, il Pek non avrebbe mai tolto il disturbo da Trigoria e dintorni; un’idea ribadita non più tardi di una settimana fa, pur sapendo di non rientrare nel nuovo progetto. Un’annata che ricorderà a vita è quella del 2010: Pizarro ottenne la giusta considerazione da parte della gente, conscia finalmente di poter contare su un calciatore diverso. Fu uno dei punti fermi della splendida Roma di Claudio Ranieri, quella che sfiorò una rimonta epica grazie anche allo straordinario rendimento del regista; poi si infortunò nella stagione successiva proprio nel momento in cui sulla sua imprescindibilità accordavano tutti. Il tecnico testaccino imparò a fare a meno di lui, così al rientro Pizarro dovette sopportare molte panchine prima di fuggire in Cile.

Il replay quest’anno con Luis Enrique: titolare prima di essere accantonato in seguito all’ennesimo malanno fisico e abbandonarsi ad un altro capriccio cileno. Indispensabile quando ce l’hai, ospite ingombrante quando ti abitui alla sua assenza: è la storia del Pek, un calciatore diverso.

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Francesco Loiacono