In ricordo di Dino Viola, il presidente innamorato di Roma

Ventuno anni fa scompariva Dino Viola, storico presidente della Roma dal maggio del 1979 fino proprio al 19 gennaio 1991 quando la morte stroncò quella che è stata una delle figure di maggior rilievo del panorama calcistico italiano. Nacque a Terrarossa, in provincia di Massa-Carrara, ma fu romano di adozione visto che arrivò nella capitale per studiare e dove iniziò anche a giocare agli inizi degli anni trenta al campo di Testaccio.

Ma fu negli anni settanta che la sua carriera si legò indissolubilmente all’Associazione Sportiva Roma. Entrò infatti nei quadri dirigenziali della società sotto la presidenza Anzalone e rilevò successivamente la squadra il 16 maggio 1979. Fece della Roma la sua seconda famiglia e nei suoi 11 anni e otto mesi di presidenza portò i giallorossi al vertice del calcio italiano ed internazionale.

Arrivò la vittoria  del campionato nell 82-83′ e anche tre secondi posti. Ma non finisce qui. La squadra trionfò 5 volte in Coppa Italia, e raggiunse la finale di Coppa dei Campioni e della Coppa Uefa. Oltre allo scudetto fu proprio la finale contro il Liverpool, persa ai rigori in un Olimpico gelato dagli errori di Bruno Conti e Ciccio Graziani, il traguardo più prestigioso raggiunto sotto la gestione Viola.

Il presidente prima dello “scandalo Vautrot” che spinse l’Uefa a squalificarlo per 4 anni, sfruttò la sua popolarità per essere eletto senatore nelle file della DC dal 1983 fino al 1987. Dopo la sua morte per un tumore all’intestino, Il Comune di Roma gli ha dedicato a Trigoria il piazzale Dino Viola.

Lo ricorda così il figlio Riccardo, orfano del 2009 anche della madre Flora:” Uno degli aspetti positivi di mio padre era il non essere un romano ma un innamorato di Roma. Il suo impegno per una grandezza nuova di Roma non ha eguali”. Raggiungere un obiettivo e la stessa sera superarlo e andare avanti. Era questa la sua prerogativa secondo Riccardo che poi aggiunge:” Anche nel giorno dello Scudetto mio padre ha sempre pensato al domani”. Le sue battaglie, le sue innovazioni lo resero ben presto un personaggio scomodo ma che non gli impedirono di raggiungere il massimo con la Roma, spingendo i tifosi giallorossi a ricordarlo ancora oggi in un’epoca che invece  “dimentica tutto troppo in fretta”.