Era arrivato in estate in riva all’Arno senza destare, in verità, particolari scalpori per il suo acquisto. Lui è Santiago Silva, uruguayano ex Banfield e Velez, approdato alla Fiorentina durante la scorsa sessione estiva di calciomercato. El Tanque, come lo chiamavano in Argentina, era stato ingaggiato dalla società viola come vice Gilardino, convinta dai goal con i quali Santiago aveva trascinato la sua squadra, il Velez, appunto, in semifinale di Libertadores.
Ora, dopo soli sei mesi e l’esiguo bottino di un goal, per giunta su calcio di rigore contro la Roma, l’ex numero 10 viola saluta tutti e se ne torna in Argentina, al Boca Juniros. Un addio non senza polemiche per il giocatore sudamericano, a detta del quale: “In Italia le cose funzionano al contrario. Succedono cose che non si capiscono”.
Un rapporto mai sbocciato tra Silva e il nostro paese, compreso il calcio nostrano. L’urugayano rincara la dose, parlando in maniera negativa anche della sua travagliata esperienza a Firenze: “non mi sono adattato. É arrivato un nuovo allenatore e non mi ha preso in considerazione“.
Una nuova meteora, dunque, che lascia il campionato di Serie A senza aver lasciato il segno. Ma viene da domandarsi: è colpa, come dice Santiago Silva, del nostro calcio che non dà il tempo di farsi conoscere o sono alcuni calciatori che, in fondo, non hanno niente da dire ad un calcio più complicato, come appunto quello italiano?