Gennaio, tempo di partite
Gennaio è uno snodo cruciale per la stagione calcistica. Per molti motivi: perché chi ha avuto una prima parte di stagione in crescendo è tenuto a confermarsi; chi finora ha fallito, invece, ha l’occasione per rimediare; si può puntellare la rosa intervenendo con vigore sul mercato; si può sfruttare una preparazione fisica mirata all’esplosione nella seconda parte della stagione (facevano così, negli anni Novanta, le squadre di Renzo Ulivieri). Poi questo sarà un gennaio caldo (non solo atmosfericamente): di Gervasoni ricordavo solo il nemico di Rezzonico in una vecchia edizione di Mai dire gol, e invece adesso trovo anche una specie di pentito.
Il primo pensiero per la stagione che riparte è quindi per il calcio nei tribunali, ancora una volta. Prepariamoci ad una primavera lunga come un autunno, e prepariamoci al peggio per il prossimo giugno, quando le classifiche potrebbero venire riscritte secondo una tradizione tanto recente quanto fastidiosa. E direi anche perniciosa, pensando a come ogni volta il calcio venga ucciso da uno scandalo nuovo.
Quindi, possiamo dire che tra un Doni che lo fa per amore della squadra (un amore controverso, nonostante tutto: i punti di penalizzazione sono lì), un Santoni (preparatore atletico del Ravenna) che al telefono dice cose addirittura sensate sul fatto che si possa essere «malati» di scommesse, e un Gervasoni che, in attesa del giudizio sportivo e non solo, viene perdonato dalla moglie, beh, in tutto ciò viene da pensare che ci siamo proprio stancati di tutti questi —oni.
Un secondo pensiero va a come ci eravamo lasciati: il Milan, con 11 risultati utili consecutivi, aveva appena riagganciato la testa della classifica grazie al passo falso della Juventus a Udine; e proprio di passo falso non possiamo parlare, dato che parliamo della terza forza del campionato. A seguire la Lazio e una Inter tornata credibile grazie a quattro vittorie consecutive. Detto questo, bisognerà cominciare a chiederci non tanto se pandori e ricciarelli abbiano fatto male, quanto piuttosto se venti giorni di sosta non abbiano cambiato le carte in tavola. Abbiamo detto dell’Inter lanciatissima, ad esempio, ma non sappiamo se e quanto la sosta possa aiutare nel proseguire la strada intrapresa, o piuttosto possa invece avere messo la sabbia negli ingranaggi appena oliati.
L’ultimo pensiero va a Luís Enrique e alla sua Roma. Un progetto nuovo e stimolante, con un allenatore che viene dalla scuola migliore, per una squadra infarcita di giovani e di chiocce. Non mi nascondo: l’idea mi piace, anche se penso che per fare il salto di qualità manchi la generazione di mezzo (23-28enni capaci anche di fare legna). Dopo un avvio deludente (Bratislava grida ancora vendetta), un prosieguo balbettante, eppure sembra avere finalmente trovato la quadratura giusta (il sesto posto con il Napoli, battuto 3-1 a domicilio, non era niente di scontato). L’inverno non è facile, la primavera ci dirà se per un progetto del genere è davvero la volta buona.