Di Gennaro, Larsen, Briegel e Bagnoli. Non è quel Verona: il calcio italiano non è più lo scenario adatto per le favole. Il ricordo di quella stagione epica riecheggia ancora nelle menti di chiunque sia interrogato sulla società scaligera; ciò si è rivelato spesso penalizzante per i protagonisti che via via si sono succeduti nel corso degli anni nella città di Romeo e Giulietta. Non ci sarà più il rurale accento milanese di Osvaldo Bagnoli ma a Verona, dopo tante sofferenze, adesso si gioisce grazie ai ragazzi terribili di Andrea Mandorlini.
E’un percorso che nasce nell’estate del 2010: Giovanni Martinelli, divenuto presidente un anno prima a seguito della tragica morte del conte Arvedi in un incidente stradale, sceglie Giuseppe Giannini quale nuovo allenatore dell’Hellas. Il Principe porta con se’ molti degli artifici della storica promozione del Gallipoli in serie B, avvenuta nel 2009 proprio con l’ex capitano giallorosso in panchina. La società pugliese è fallita, non serve neanche un minimo esborso di denaro. Questi completano una rosa già altamente competitiva e pronta a lanciare l’assalto ad una B che manca da quattro stagioni agonistiche. Non tutto va per il meglio, i gialloblu occupano i bassifondi della classifica, Martinelli vede i suoi programmi inattuati. Dato il benservito a Giannini, si punta dritto su Andrea Mandorlini: l’ex difensore dell’Inter di Trapattoni è reduce da un ingiustificato esonero subito a Cluj, nella cupa Transilvania, nonostante avesse vinto un campionato l’anno precedente. Questo bravissimo allenatore si rimette in discussione in una categoria che non gli compete; rialza le sorti della squadra e ricrea entusiasmo in una città ormai spenta dal punto di vista calcistico.
Il resto è storia nota: l’apoteosi di Salerno nello scorso giugno, al termina della finale play off e di una promozione insperata, ottenuta dopo aver acciuffato il quinto posto in extremis. Seguirà il fruscio di polemiche dovuto all’aggressione subita dallo stesso Mandorlini ad opera di alcuni giornalisti campani e alle accuse di razzismo verso il Sud imputate al tecnico. Verona è abituata a suscitare antipatie di ogni genere, nessuno si scompone e, anzi, la gente gialloblu si stringe intorno all’eroe della rinascita. Arriva la serie B e un secondo posto attuale da fare invidia, un’imbattibilità che dura da ottobre, uno splendido pubblico che gremisce il Bentegodi riversando calore ed entusiasmo sulla squadra. Gli eroi di oggi sono Hallfredsson, l’islandese dal mancino fatato, Gomez, il funambolo argentino che dribbla e segna, capitan Ceccarelli che lotta e porta l’esempio di chi ha attraversato i periodi peggiori della storia veronese. L’ossatura della serie C è stata integrata da gente esperta come Bjelanovic e Mareco, niente stravolgimenti perché il calcio è un gioco semplice. Semplice proprio come fu la tattica dinamica e duttile di Osvaldo Bagnoli, le cui formazioni sarebbero moderne ancora oggi. Il profeta milanese non c’è più, ma a Verona il sole è tornato a splendere.