Ognuno faccia quello che deve fare

Imbarazzante. In campo si può essere sconfitti da ogni avversario, puoi giocare male e prendere una goleada, ma non si può perdere la cosa più importante: la dignità. In casa Roma è notte fonda. E’inammissibile assistere ad uno spettacolo così indecoroso, calpestare i sentimenti di una gente che anche oggi, sotto di tre gol e di tre uomini, mostrava orgogliosa la propria sciarpa ed intonava i cori della Curva sud. Il Franchi sentenzia che la squadra non segue più Luis Enrique; le varie smentite di turno che arriveranno non potranno mutare la triste sensazione. 

Perché se devi recuperare due reti non inserisci Josè Angel da trequartista, non fai restare il tuo calciatore più rappresentativo, oltre che unico attaccante a vedere la porta, seduto in panchina. Lanciamo una provocazione: una discussione tra Totti ed il tecnico spagnolo ha fatto si che il numero dieci giallorosso non fosse in campo. Proviamo a pensare che il capitano, da uomo competente in materia calcistica, sia rimasto sconcertato da alcune situazioni tattiche proposte (?) dal suo allenatore. In fondo era già successo con Heinze, uno che ha giocato nel Real e nel Manchester e, giustamente, ebbe da ridire sulla fase difensiva adottata dalla Roma contro il Milan. Gago, esempio di professionalità e buone maniere, che si fa espellere in quel modo e Bojan travestito da portiere fanno il resto. Il comportamento dell’ex Barcellona, tra l’altro, è inqualificabile, sia per la stupidità del gesto sia per il fatto che lunedì prossima nella capitale sbarcherà la Juventus capolista e, francamente, immaginiamo che di una Roma così se ne possa sbarazzare con una facilità estrema.

La nostra analisi, magari sbagliata, suggerisce due conclusioni inevitabili alle quali dovrebbero giungere Di Benedetto e Baldini da una parte e Luis Enrique dall’altra. Il numero uno bostoniano sarebbe ora che alzasse la voce, facendo sentire la sua autorità e dimostrando di capirne di calcio. Finora un discorso tecnico non è mai uscito dalla sua bocca. Franco Baldini, nella recente intervista al Corriere dello Sport, ha dichiarato che da quel momento in poi si riprendeva la Roma. Che lo dimostri e che giustifichi il suo ritardo. Per quanto riguarda il commiserevole Luis Enrique di questo pomeriggio, le dimissioni rappresentano necessariamente il giusto epilogo: sembra un discorso da polli, da gente incompetente e perveniamo già alle risposte delle anime pie. “Ma come, e il progetto? Non si può buttare via tutto con una partita”, così diranno in molti; ribattiamo che il discorso non fa una piega ma, al tempo stesso, rilanciamo affermando che la la Roma ha toccato il fondo nel funerale di Firenze. E quando tocchi il fondo risalire la china è impresa ardua. Si può credere, all’inizio, in un metodo ed in una psicologia propria di un allenatore e cercare così di comprenderne le scelte senza discuterle, dopo tutto ciò non esiste più nessun soggettivismo che tenga. Ma come si salva uno scempio del genere?

Jovetic rientra dopo un mese e ritorna immediatamente il campione che è; Gamberini sigla la sua terza rete negli ultimi quattro anni alla Roma e sono le uniche in tale lasso di tempo. Santiago Silva timbra per la prima volta il cartellino nel nostro campionato e la Fiorentina ritorna a vincere dopo un mese. La compagine gigliata non andava in gol dal 30 ottobre. E’ un destino beffardo, da sempre piaga capitolina, però non accettiamo che si parli soltanto della malasorte: ci sarà una ragione. Come è frustrante osservare undici calciatori che praticano un buon calcio, ottengono la supremazia territoriale e vengono a più riprese elogiati dagli addetti ai lavori. Gli avversari, nel frattempo, portano a casa i tre punti. Se ciò succedesse al Milan pioverebbero critiche per la società milanese, mentre il contrario sarebbe plausibile commentando le gare, ad esempio, del Lecce. Che forse questa mentalità instaurata dal nuovo corso di Trigoria abbia in realtà generato una maschera da provinciale? La Roma non è né il Lecce, né il Barcellona B: chi non l’ha compreso si faccia da parte. Chi resta sulla nave faccia il suo dovere.