Milan troppo forte. Preziosi, che Genoa è questo?

Un weekend importante per tracciare la strada di questo affascinante campionato. Si parla tanto di equilibrio, di livellamento verso l’alto o il basso a seconda dei punti di vista; curioso è il fatto che nessuno si accorga come tale scenario si ripeti costantemente ogni stagione. Le dieci giornate di assestamento, esaminando gli ultimi tornei di serie A, appaiono una routine fissa per la compagine che poi si laureerà campione:  il Milan ha registrato tale percorso nello scorso campionato e, più in generale, è caratteristica di tutte le squadre di Allegri avere una partenza lenta per poi instaurare un ruolino di marcia da rullo compressore. I rossoneri sono di un altro pianeta rispetto alle sfidanti, eccezion fatta per la Juventus di Conte, al momento l’unica a fornire l’impressione di poter duellare al cospetto di Ibrahimovic e compagni. Il livellamento, piuttosto, è evidente nelle altre posizioni. Chi arriverà terzo? Sembra un quesito impossibile, una domanda da un milione di euro. Napoli, Inter, Udinese, Roma e Lazio, senza contare l’incognita Palermo: il vero equilibrio è questo, perciò si può indubbiamente riassumere l’attuale torneo come un’intrigata matassa, qualcosa di bellissimo a prescindere. Come già accennato, il Milan di ieri sera ha dato l’impressione di uno strapotere netto, ha sbrigato con estrema facilità la pratica Genoa ed ha messo un freno alle smodate ambizioni di casa Juve. La teoria dei pesi e contrappesi vede però un Genoa inesistente, un gruppo destinato a restare incompiuto. La società ed i tifosi pretendono, ma con un po’ di realismo si intuisce facilmente che il massimo in cui Malesani può sperare e un anonimo campionato nella parte destra della classifica. Una difesa vecchia, un centrocampo lento e, soprattutto, l’assenza di un vero centravanti non giustificano le speranze nutrite nell’ambiente rossoblu. Stupisce il fatto che un club di tale dimensione non sia riuscito ad accaparrarsi un centravanti importante, riponendo ogni aspettativa in gente come Pratto e Caracciolo, con tutto il rispetto non il massimo per scalare le montagne. Tutto ciò contribuisce a bocciare per l’ennesima volta le strategia di Preziosi, il quale dopo l’entusiasmante era Gasperini non ha più saputo, o voluto, offrire a Genova ciò che merita. Il capoluogo ligure è oramai un porte di mare, calciatori che passano in sede per firmare sapendo che non vestiranno mai la gloriosa casacca della squadra più antica d’Italia, rivoluzioni continue sia in estate che a gennaio e atleti, vedi Kucka, già ceduti e quindi poco coinvolti nella causa. L’alleanza con Milan e Inter sarà magari produttiva a livello economica e il re dei giocattoli potrà giustificarsi tirando in ballo l’ingiusta distribuzione dei diritti televisivi, ma che almeno non illudi una tifoseria fantastica e la smetta di avere il prosciutto sugli occhi. La realtà odierna dice che il Genoa è una costruzione Lego: un giochino da montare e smontare. Si può andare oltre la salvezza?