La resa del Genio
L’Udinese vola, l’Atalanta convince, il Catania entusiasma. La Roma tentenna, il Napoli va ma solo in Europa, l’Inter sta, giusto adesso, iniziando a carburare. Non si può negare che si sta assistendo a un campionato alquanto anomalo: bene le medio-piccole, a fasi alterne alcune grandi. Secondo qualcuno, si sta vivendo l’inetavitabile “livellamento” della Serie A, quello che tutti hanno annunciato a gran voce qualche tempo fa e che adesso, eccolo puntuale, si sta materializzando. Grandi e piccole senza differenza netta, classifica per larghi tratti capovolta, giocatori di cuore nelle provinciali e calcio malato nelle multinazionali del Soccer.
Da un lato, tutto questo, è anche positivo. Il calcio italiano, infatti, negli ultimi anni ha raggiunto uno dei livelli più bassi che si potessero mai conseguire. Il dopomondiale 2006 ha portato una flessione preoccupante, di risultati soprattutto, che è sfociata nella perdita di un posto in Champions, nella disarmante consapevolezza di non poter competere nel mercato (chi può pareggiare i petrodollari?), e nella svalutazione dei giovani talenti nostrani, che nonostante un scuola rigida e professionale vengono costantemente battuti nelle preferenze dai più graditi – ma non sempre migliori – talenti stranieri. Sudamericani soprattutto.
Dicevo, tutto questo è anche positivo. Perché tutto ciò, adesso, sta risaltando all’occhio, si sta manifestando apertamente. Basti guardare l’estrema vigorosità degli atleti sul terreno di gioco: se non hai tecnica, hai fisico. E se hai fisico corri più degli altri. E nel calcio moderno, anzi, nel calcio moderno italiano, se corri più degli altri vinci. E se vinci, tutto funziona, e tutti ti copiano. Calcio industriale, praticamente. Quello che stiamo vivendo da un po’ di anni, e che non sono sicuro piaccia a tutti. Dalla consapevolezza di ciò si può ripartire, o almeno si può provare a farlo. Valorizzando il Talento tricolore – non per nazionalismo, per patriottismo – facendo germogliare nuovamente lo spirito del Pallone, e sperando di vedere presto, oltre a cavalcate interminabili sulle fasce, anche qualche tocco felpato in più, qualche stop elegante, qualche tiro a giro – voluto, non trovato – sotto al sette.