La legge del Friuli colpisce ancora
Udinese – Roma 2 – 0
UDINESE (3 – 5 – 1 – 1): Handanovic 6,5; Benatia 6,5, Danilo 7, Domizzi s.v. (16 pt Ferronetti 6); Basta 6,5, Isla 7, Pinzi 6,5, Asamoah 5,5, Armero 7; Abdi 6 (23 st Fabbrini 6); Di Natale 7 (43 st Pasquale s.v.) A disposizione: Belardi; Badu; Torje; Floro Flores. Allenatore: Guidolin 7.
ROMA (4 – 3 – 1 – 2): Stekelenburg 6; Taddei 6, Kjaer 5 (36 st Cassetti 5), Juan 6, Josè Angel 5; Gago 6 (28 st Bojan 5,5), De Rossi 6, Greco 5,5 (40 st Perrotta s.v.); Pjanic 5,5; Lamela 5,5, Osvaldo 5,5. A disposizione: Curci; Heinze; Simplicio; Caprari. Allenatore: Luis Enrique 5,5.
ARBITRO: Banti di Livorno 6.
MARCATORI: 34 st Di Natale; 44 st Isla.
AMMONITI: Benatia; Danilo; Juan; Pjanic; Armero.
Letale. L’Udinese di Guidolin è uno spasso, una tarantola impazzita che prima ti disorienta e poi ti uccide, al Friuli non ce n’è per nessuno. A farne le spese stavolta è l’ingenua Roma americana, al solito bella da vedere ma ancora poco smaliziata. Luis Enrique non perde l’abitudine di stupire i cronisti e presenta Juan dall’inizio, per la prima volta assieme a Kjaer; Bojan parte dalla panchina e Pjanic avanza la sua posizione, fungendo da trequartista alle spalle di Osvaldo e Lamela. Una sola variante nell’Udinese rispetto all’undici ormai usuale: Abdi è preferito a Floro Flores, probabilmente per creare densità in mezzo al campo e porre un arduo ostacolo al possesso palla giallorosso. La mossa di Guidolin si rivela da subito azzeccata, dal momento che l’Udinese nei primi venti minuti non lascia respirare gli avversari grazie ad un pressing asfissiante, guidato proprio da Abdi che, in fase di non possesso, si incolla su De Rossi.
I giallorossi si rivelano attenti e organizzati in fase difensiva, sorretti da un ottimo Juan, e concedono ai padroni di casa solamente un tiro dalla distanza che Asamoah non sfrutta a dovere allargando a dismisura la sua conclusione. Dopo un quarto d’ora si blocca Domizzi a causa di un guaio muscolare, subentra Ferronetti e non lo fa rimpiangere. La Roma cresce intorno alla mezzora, i tre davanti iniziano a giocare e a scambiarsi la posizione, anche se la manovra risente dell’inconsueta mancanza di spinta da parte dei terzini, schiacciati sulla linea difensiva da Basta e Armero. Al 39 Isla sfiora la rete con un bell’inserimento dalle retrovie, quelli che nel campionato passato toccavano a Pinzi. Proprio quest’ultimo non produce l’abituale ottimo filtro a centrocampo, influenzato negativamente anche dalla non brillante prestazione di Asamoah: la Roma cerca di approfittarne e, sugli sviluppi di un rapido fraseggio, sfiora il vantaggio con un tiro di prima di Gago dalla distanza che fa la barba al palo. Termina la prima frazione di gioco ed il risultato appare il più equo. Il team di Luis Enrique rientra in campo con un piglio diverso, la manovra è fluida ed il pressing bianconero è eluso dalla qualità di Pjanic e Lamela. De Rossi scarica un bolide dai trenta metri dopo soli due minuti, Handanovic non si fa sorprendere e respinge in angolo. Centottanta secondi e Lamela, straripante ma egoista, si invola sulla corsia di sinistra ed entra in area di rigore, ma il suo mancino è rimpallato dal sontuoso Danilo. Pjanic e Osvaldo, posizionati ottimamente al centro dell’area, imprecano.
L’Udinese adesso soffre, pur mantenendo la sua pericolosità nelle micidiali ripartenze orchestrate da capitan Di Natale e valorizzate da Isla e Armero che non si capisce mai se abbiano il turbo sotto i tacchetti. Luis Enrique, al minuto 28′, conferma la propria mentalità: fuori Gago e dentro Bojan. L’obiettivo è vincere la partita. Guidolin, poco prima, aveva già sostituito un esausto Abdi con il giovane Fabbrini. Le due squadre si allungano leggermente e ne beneficia il ritmo del match; le retroguardie, tuttavia, funzionano bene e giustificano il punteggio. Appare evidente come la gara possa sbloccarsi solamente per un’invenzione o un errore del singolo. I due ingredienti si combinano e ciò produce la rete dell’Udinese: grande lancio di Pinzi, Kjaer si addormenta, Di Natale gli sfugge alle spalle e non perdona. Il difensore danese accusa, nel corso dell’azione, un fastidio alla caviglia sinistra che comunque non giustifica la fatale distrazione. Per il Totò nazionale abbiamo oramai perso gli aggettivi, la gente del Friuli può solo applaudire a scena aperta quando Guidolin gli concede la standing ovation sostituendolo con Pasquale. I giallorossi accennano ad una timida reazione, sfilacciandosi e aprendo una prateria per quel cavallo pazzo di Armero, il quale pennella un traversone che Isla, autore dell’ennesimo movimento senza palla velenoso, sfrutta a dovere. La Roma è rimandata a giudizio, la base si sta consolidando e promette tantissimo; molto deve essere ancora affinato, a partire dalla malizia, ma tutto ciò era in programma. Sei vittorie in altrettante gare tra le mura amiche: Di Natale e compagni non sorprendono più e, almeno per una notte, balzano solitari al comando della classifica. Chapeau.