Edinson Cavani. Bomber, classe, caparbietà, velocità. Si potrebbe andare avanti all’infinito per un ragazzo dal viso pulito, il classico figlio che tutti vorrebbero avere, esempio di grande professionalità nel mondo del calcio. L’eroe della notte del San Paolo, dove il Napoli ha battuto nettamente il Manchester City avvantaggiandosi così verso la corsa agli ottavi di Champions League, è tornato a parlare in un’intervista rilasciata alla Gazzetta dello Sport. Parole che certamente caricano ulteriormente l’ambiente azzurro, già in escandescenza per emozioni e tifo scaturito subito dopo il fischio finale della sfida di martedì.
L’uruguaiano ha paragonato questo Napoli alla “storia azzurra”, a quella squadra letteralmente fantastica che davanti poteva contare sul calciatore più forte di tutti i tempi, Maradona, e su Careca: “Ora sono convinto dei miei mezzi. La gente mi dimostra affetto, mi fa sentire importante. Io mi godo il momento. Pensare che stiamo ricalcando le orme di Maradona, di Careca è qualcosa di molto bello, è la soddisfazione più grande. Per il momento, Napoli è il massimo per me“.
Cavani, poi, condivide pienamente la scelta della società di puntare tutto sulla Champions senza però trascurare il campionato che può dare al Napoli la possibilità di poter partecipare, l’anno prossimo, alla competizione europea: “La Champions è la competizione più importante a livello mondiale, la dobbiamo proteggere e provare ad andare il più avanti possibile. Ne condivido la scelta, perché è una manifestazione che può farci conoscere a livello mondiale. Dunque, va privilegiata, anche se il campionato non lo mollerei. Contro l’Atalanta potrà essere la partita della svolta, potrebbe rilanciarci dopo l’exploit europeo“.
Per finire, in un momento non proprio positivo per il calcio italiano, il bomber azzurro spende parole di grande elogio per la Serie A: “Il torneo italiano è molto difficile. Giochi 5 anni qui ed è come se ne avessi giocati 10 altrove. Questo campionato, però, mi piace tanto è molto tattico. Giocando qui ho coronato il sogno di venire in Italia. Sarà perché i miei nonni erano italiani, ma a questa terra mi sento molto legato“