Luis Enrique: “Noi secondi a nessuno”.

Il tecnico spagnolo in conferenza alla vigilia della sfida di Udine

L’esordio è la conferma di una filosofia che non muterà mai: “Guarderò sempre le partite del Barcellona, non mi stancherò mai. Non è solo una questione di cuore, è bellissimo vederli giocare per ogni sportivo. Credo che al momento nessuno possa praticare lo stesso tipo di calcio”. Quando si ritorna al presente, però, gli occhi di Luis brillano ancora di più, dimostrando l’orgoglio per un progetto che comincia a dare i suoi frutti. “Finora non siamo stati secondi a nessuno sotto il profilo del gioco! Stiamo migliorando e dobbiamo insistere su questa strada, consapevoli del fatto che ancora manca molto per arrivare al calcio che vogliamo. L’Udinese è una grossa squadra, sarà difficile affrontarli. Il loro impianto di gioco muta a seconda del fatto che ci sia Floro Flores o Torje”. Viene posto poi un interrogativo sulla tenuta della retroguardia giallorossa, forse il reparto ad aver convinto meno fino a quest’oggi, ma l’asturiano ha in mente un calcio “associativo”, perciò ribatte che “noi attacchiamo in undici e difendiamo in undici. Bisogna migliorare in ogni reparto”. Ed ecco in seguito l’immancabile domanda sul contratto di De Rossi, tormentone che rimbalza quotidianamente a Trigoria e su cui Lucho sceglie di fare il diplomatico: “Decideranno lui e la società ed io andrò avanti con i calciatori che ho a disposizione”. Uno sguardo fugace al passato, “contro il Lecce è come se ci fossimo fermati, non deve succedere mai questo, il mio calcio non lo prevede. Bojan? Ci ho parlato, è tranquillo. Ha sbagliato alcuni gol ma si è mosso alla grande”, e subito si ritorna al presente ” quinti? La classifica la guarderò nelle ultime dieci giornate, adesso penso a come battere l’Udinese. Sono affascinato dalla loro società, dai loro scouting e dal fatto che, in campo, con due o tre tocchi arrivano in porta e divertono la platea”. Quando le domande vertono sui singoli, Luis Enrique non si nasconde e lancia un ulteriore indizio per comprendere le sue gerarchie: “Borriello sta giocando poco perché in campo ne possono andare solamente undici. Io valuto ogni singolo allenamento, per me è importante avere fame, cercare di andare oltre i propri limiti. Taddei è un grandissimo professionista, mi ha dato sin dal primo giorno la disponibilità a giocare terzino e si allena con entusiasmo e partecipazione. Le ottime prestazioni sono una logica conseguenza. Totti? Quando un calciatore non è al top, solitamente preferisco non rischiarlo. Deciderò domani. Anche Juan non sta benissimo ma potrebbe giocare. Non mi piace cambiare ogni volta un difensore centrale e spero si ristabilisca completamente al più presto”. Convinzione e idee chiare, la Roma che arriva a Udine è una squadra consapevole della propria forza e decisa a non piegarsi mai a nessun avversario. “Ci difenderemo da loro cercando di attaccare per novanta minuti”. Ed è qui che capisci come mai i tifosi siano diventati così pazienti ed i calciatori così attaccati al nuovo progetto: un uomo del genere, in Italia, sembra un marziano.