Cina, la nuova frontiera del calcio. Sarà Anelka il primo big a sbarcare

Dopo lo sbarco degli sceicchi nel calcio europeo a suon di milioni e milioni di euro, e i richiami di paradisi economici – e poco altro – come Dubai e la Russia (e prima ancora gli USA), la nuova frontiera del calcio globalizzato si sposta ancora più ad est. E’ la Cina, paese dalla grandissima crescita economica, a spaventare i club europei attraendo a suon di ingaggi faraonici sempre più giocatori stranieri, specialmente sudamericani, nonostante un campionato ancora di bassissimo livello. Per fare il salto di qualità e iniziare un percorso che porterà la Cina a competere con le nazioni più evolute dal punto di vista calcistico, i club cinesi hanno deciso di non badare a spese pur di strappare campioni europei affermati, anche se un po’ in avanti con l’età, ai club del vecchio continente. Il primo di una lunga serie potrebbe essere Nicolas Anelka, attaccante in uscita dal Chelsea. Il francese avrebbe ricevuto, secondo ‘L’Equipe’ un’offerta da oltre 10 milioni di euro a stagione dal Shanghai Shenhua, club che naviga a metà classifica nel campionato cinese. Il francese avrebbe accettato la faraonica offerta preferendo il club dell’est asiatico a Paris Saint-Germain e Milan, che dal punto di vista economico non potevano competere a queste cifre.

La Cina però dovrà stare attenta, se non vorrà diventare solo una pensione dorata per ex calciatori, ad evitare gli errori commessi dai paesi arabi e prima ancora dagli Usa: ovvero puntare solo su giocatori avanti con l’età che hanno più poco mercato in Europa. Questo passo iniziale, che serve sopratutto a sponsorizzare il campionato ed alzare il livello medio della competizione, deve poi essere seguito da un processo di crescita interna, migliorando innanzitutto i settori giovanili dei vari club e costruire un movimento più evoluto dell’attuale per permettere di avere maggior potere di attrazione nei confronti di giocatori nel pieno della forma e della carriera.

La Cina è già riuscita a costruire dal nulla, o quasi, intere discipline, specialmente olimpiche, arrivando poi a competere ai più alti livelli mondiali ed olimpici e non è detto che non possa fare altrettanto nel calcio, forte di un mercato grandissimo e poco sfruttato e alla fortissima economia, che anche nel mezzo della peggior crisi finanziaria che si ricordi dal 1929, sembra non segnare il passo, continuando a crescere a ritmi esponenziali.