Home » Dalla parte della Gradinata Nord

Ieri la Gradinata Nord del Genoa ha dato una dimostrazione di quanto forte sia la sua passione e il suo amore per i colori e la maglia dei Grifoni, ponendo fine allo scempio – anche se solo momentaneamente – che si stava perpetrando davanti ai loro occhi e chiedendo a chi quella maglia dovrebbe onorarla e rispettarla di togliersela in quanto indegni di rappresentare una squadra che ha fatto la storia del calcio in Italia.
Da ogni parte – giornali, tv, dirigenti calcistici e protagonisti di questo sport – sono piovute le più dure critiche nei confronti della tifoseria genoana. Parole che chiedevano sanzioni dure e immediate, arresti e galera, che parlavano di calcio in mano a pochi delinquenti/ultras , identificati sempre più come unico male di un calcio corrotto, sporco e malato nel più profondo da problematiche che nulla centrano con il mondo delle curve.
L’azione dei tifosi genoani dovrebbe far riflettere su quanto l’amore per il calcio sia più forte degli scandali, delle plusvalenze fasulle, dei bilanci taroccati e dei giocatori dopati. Perché quanto accaduto ieri a Genova è la dimostrazione più pura dell’amore per la maglia e per i propri colori, a prescindere da chi li indossa, e che anzi va oltre a chi li indossa.
Gli Ultras, ma anche i semplici tifosi, hanno tutto il diritto di manifestare il loro disappunto per le sorti della propria squadra. Hanno il diritto di contestare, anche duramente, chi veste quella maglia – a loro tanto cara – fregandosene di esporla a brutte figure e sopratutto mancando di rispetto a chi quei colori li ha tatuati non solo sulla pelle, ma anche nel più profondo del cuore. I tifosi sono gli unici proprietari della squadra, sono sempre li a scaldare i gradoni degli stadi e, se presidenti, dirigenti e giocatori passano e cambiano maglia, loro restano sempre fedeli agli stessi colori dalla nascita alla morte e solo per questo motivo avrebbero tutte le ragioni per esprimere come meglio credono il proprio disappunto, senza subire le critiche ipocrite e buoniste di chi ha distrutto buona parte di questo mondo.
Si è parlato di violenze inaccettabili, ma di violenza non se ne è vista alcuna. Non sono volati schiaffi nei confronti dei giocatori, o sono volati oggetti nei loro confronti. La curva ha chiesto a voce con forza e durezza quello che riteneva giusto da parte dei giocatori. A rimarcare questo dovrebbe essere anche il fatto che la polizia, pur presente in maniera massiccia all’interno e all’esterno dello stadio, non è intervenuta. Non perché spaventata da un gruppo di ultrà padroni della curva e del calcio – come si vuol far credere – ma perché nulla c’era da sedare.
Chi manca di rispetto ai colori, alla maglia non sono quelli che ieri hanno impedito il regolare svolgimento della gara col Siena, interrompendo la gara per oltre mezzora e facendo togliere le maglie a chi ritenevano indegno di indossarle, ma gli stessi giocatori e il loro presidente che usa la squadra a suo piacimento per far soldi, con plusvalenze giocatori comprati per altre società o rivenduti prima ancora che potessero mettere piede a Marassi e speculando sulla fede e sulla storia di una grande squadra come il Genoa.
A loro andrebbe impedito di mettere ancora piede negli stadi e di gestire – direttamente e indirettamente – squadre di calcio in qualunque categoria, non a quei ragazzi e quelle ragazze che ieri hanno dimostrato tutto il loro amore per il Grifone.