Russia-Usa finisce in nome dell’amicizia
La luce contro il buio. Così titolavano le locandine di una partita amichevole sì, ma fino a un certo punto. Russia e Usa hanno rivestito un ruolo importante più in campo politico e burocratico che calcistico nell’ultima decina di lustri, e le sorti dell’intero pianeta sono più volte dipese dalle scelte dei due governi. A Krasnodar, però, è stato soltanto uno spettacolo sportivo, sia sul campo, con una partita gradevole, che sugli spalti, come al solito pieni di gioia e di tifo in una piazza calcistica così importante per l’intera Russia: ricordiamo infatti che le due squadre della città, il Kuban e l’Fk, sono tra le più tifate di Russia, anche più di alcune compagini moscovite.
Era un amichevole anche per le scelte degli allenatori che, tenendo presente anche l’ubicazione totalmente malvagia nel calendario di questo incontro, hanno optato per qualche esperimento. Proprio Fabio Capello alla vigilia delle sfide di qualificazioni al mondiale aveva ricordato che per provare c’erano le amichevole, e così ha fatto. Nomi nuovi, di marca Anzhi: tra i pali Vladimir Gabulov, che tanto nuovo non è, ma di certo il campo con i vari Hiddink e Advocaat l’aveva visto davvero poco, complice una scuola di portieri come quella russa che può offrire estremi difensori del calibro di Akinfeev, Malafeev (che però da Agosto ha deciso di rinunciare alla chiamata del tecnico friulano) e Ryzhikov, passando per le nuove leve Belenov (giocatore di grandi prospettive, nel mirino dello Zenit) e Shunin (apparso comunque al momento troppo acerbo e distratto); in attacco Fedor Smolov, in realtà di proprietà della Dinamo. Ed è un debutto incredibilmente a due facce il suo. Undici minuti totali, gol e infortunio. Ben servito da Kerzhakov, infatti, l’Under 21 russo fredda Howard e il suo stesso adduttore. A Makhachkala fanno gli scongiuri, ma la stagione, che si chiude in teoria a metà dicembre ma in Russia sta succedendo il putiferio a riguardo, potrebbe anche essere finita.
La Russia mette in mostra un buon gioco palla a terra, fatto di verticalizzazioni e ottime transizioni: quello che aveva caratterizzato le nazionali dei due allenatori olandesi, e che Capello aveva sacrificato per il primo posto nel girone di qualificazione; d’altronde, non essendoci punti in palio la pressione era minore, come dimostrano le due reti subite, che fanno tre con quella con la Costa d’Avorio. Peccato che, quando conti, la Sbornaya Rossii ancora non abbia preso alcun gol.
Kokorin dimostra di essere un punto cardine per il futuro non troppo lontano di questa squadra. Se Kerzhakov non può pensare di giocare da protagonista il mondiale in casa, l’attaccante trascinatore della Dinamo e altri giovani si stanno già mettendo in mostra; come al solito tutti dotati tecnicamente, tutti giocatori offensivi: si pensi a Dzagoev, già ammirato lo scorso europeo, il sopracitato Smolov, Glushakov e la stella del Real Madrid Cheryshev. E la nazionale Under 21 ha appena conquistato l’europeo di categoria Under 21 dopo 15 anni.
Non sono tutte rose e fiori però; la Russia manca di cinismo in attacco, si specchia un po’ troppo e Bradley la punisce a quindici dalla fine con un siluro fantastico che batte un impotente Gabulov. Il subentrato Dzyuba conquista però il rigore che pare aprire la strada del successo ai padroni di casa: la trasformazione del solito Shirokov dal dischetto non è però l’ultimo sussulto; in pieno recupero c’è spazio anche per il tiro sporcato Diskerud, entrato pochi secondi prima, che impatta i conti sul 2-2 finale.
Sottolineando l’aberrante ubicazione della partita, con i vari giocatori col pensiero alle sorti dei propri club in patria e in Europa, Capello ha avuto le sue risposte. La nuova generazione è da tenere in grande considerazione. Denisov può tornare (anche se don Fabio non l’aveva mai relegato) a comandare le redini del centrocampo. Soltanto in difesa, come da troppo tempo a questa parte peraltro, non si vedono nuovi nomi: con il ct italiano è entrato nel giro della nazionale Eschenko, discreto terzino fluidificante, che può sostituire Aleksey Berezutskij. Yanbaev non pare all’altezza, e i vari Ignashevich, Anyukov, i due Berezutskij cominciano ad avere la loro età. Riuscirà Capello a completare il progetto di sviluppo di una nazionale che ha saltato gli ultimi due mondiali consecutivi nonostante un patrimonio tecnico-qualitativo inimmaginabile?