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I grandi del calcio russo: Igor Shevchenko, tutt’altro che un comprimario

In questa nona puntata della rubrica che vi porta alla scoperta di chi ha fatto la storia (e di chi la farà) del calcio russo andremo alla scoperta di Igor Shevchenko. Un cognome pesante, ma degnamente portato dal buon Igor, giocatore che ha viaggiato in un lungo e in largo la grande madre Russia, regalando emozioni a tifosi di ogni tipo.

Seppur con qualità decisamente minori, il Shevchenko che trattiamo oggi è più duttile dell’ucraino Andriy. Dalla mediana in su, può giocare davvero dappertutto. Centravanti, trequartista, esterno alto: con le sue giocate regala fantasia all’attacco ed estro alla fase offensiva della propria squadra.

Igor Shevchenko è probabilmente uno dei migliori giocatori possibili per una squadra che si vuole salvare in Russia (o essere promossa, come ora l’Enisey). Trascinatore, lottatore, non solo fantasia, ma anche tanto tanto attaccamento alla maglia. Sheva si fa conoscere al pubblico nella lontana Vladivostok, città che sorge sulle coste del mar del Giappone, dove consente al Luch di tenersi a galla nella Premjer Liga 2008. Con la maglia gialloblu segna 5 gol, è il miglior cannoniere della squadra, ma non basta: il simpatico Luch Energiya a fine stagione dovrà salutare la massima serie. Quella stagione non è per lui così cattiva, come detto, segna curiosamente soltanto nei secondi tempi e firma una delle tre vittorie del suo club, forse la più bella, quella con la Dinamo: in pieno recupero recupera un lancio provenuto dalla difesa e senza pietà buca letteralmente le mani a Gabulov.

Un giocatore del genere sarebbe sprecato in piena divisione, e molte squadre di medio basso livello concorrono per l’acquisizione delle sue prestazioni. Finisce a Grozny, al Terek, dove l’omonimo mister (Vyacheslav Grozny nel 2008-09 allenava il Terek….Grozny!) gli preferisce talenti del calibro di Gvazava (straordinario interditore), Kobenko e Blago (altro trascinatore delle folle). Shevchenko, a causa del poco spazio ricevuto, decide di andarsene, lanciando una “maledizione” sulla sua ex squadra. Senza di lui il Terek collezionerà infatti 4 vittorie e 11 sconfitte. Una delle quali, generata proprio da lui. Igor si traferisce in riva al fiume Krasnodar, al Kuban, alla ricerca disperata di punti salvezza. La situazione è compromessa, e Shevchenko riesce soltanto a tardare la retrocessione della sua nuova squadra, segnando il gol decisivo dal dischetto proprio sul campo del Terek.

Se la mettiamo così, avere Shevchenko tra le proprie fila equivale a retrocedere. Sebbene questa costante si ripeterà anche l’anno successivo, nel 2010, al Sibir (ma bisogna dire che la squadra di Novosibirsk dipendeva da lui e da Medvedev, per il resto c’erano pochi giocatori di livello, Molosh e Astafjev), è una crudele formula matematica, che peraltro proferisce il falso. Lo dimostrano le soddisfazioni che Shevchenko ha permesso al Sibir di togliersi in quella stagione. Finale di coppa nazionale, due turni in Europa League. E poco importa se durante il week end arrivavano soltanto sconfitte.

In campionato segna 4 gol, tutti in estate: decisivo con l’Amkar, ha l’onore poi di marcare nel pittoresco (in campo e fuori) derby siberiano col Tom Tomsk. Ma non solo: è parte integrante del gruppo che si conquista la finale di Kubok Rossii, persa poi a Rostov con lo Zenit. E in Europa League è devastante. Consegna l’assist a Medvedev che decide la sfida casalinga con l’Apollon; in Cipro la sfida si complicata, con il gol di Semedo in apertura a pareggiare i conti. Ma è proprio Igor, con un pregevole pallonetto sul portiere in uscita, a permettere al Sibir di qualificarsi. Nella successiva sfida col PSV la sua prova non è però felice. Al 39′ fa espellere Rodrigues, ma qualche minuto più tardi è egli stesso a ristabilire la superiorità numerica. Nessun problema, ci penserà Degtyarev a regalare un successo che ha del clamoroso ancor oggi.

Dopo quella bella esperienza in Siberia, per Igor Shevchenko non ci sono state offerte dalla massima serie. E per questo ha deciso di andare prima alla Zhemchuschina Sochi (letteralmente la “perla”, squadra della città dove avranno luogo le prossime Olimpiadi invernali) e poi all’Enisey Krasnoyarsk che ha portato ai quarti di coppa di Russia (dove sarà opposto, a metà a Aprile, al CSKA).

Questa è la storia di un estroso giocatore che ha esaltato i propri tifosi nelle varie provincie russe, un calciatore che ha regalato speranza anche nelle situazioni più disperate, che ha illuminato luoghi bui con le sue giocate. E che, nel 2008, si è improvvisato anche portiere, quando sostituì Marek Cech contro la Lokomotiv. Un talento sottovalutato, dal cognome pesante ma dalla qualità sopraffina.

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