Zambia, il destino abita a Libreville
Libreville 27 Aprile 1993. Libreville 12 Febbraio 2012. Date e storie diverse, significati altrettanto, anche se sport, vita e morte si mischiano sotto un’ unica bandiera, unico comune denominatore insieme appunto alla capitale del Gabon che ospiterà la finale della Coppa d’ Africa tra Zambia e Costa d’ Avorio in programma domenica, ma che è stato amaro palcoscenico di una delle tragedie sportive più toccanti e sanguinose che si ricordino.
Il disastro aereo che colpì la Nazionale zambiana è una delle storie più amare abbinate allo sport che il continente africano abbia conosciuto in tempi recenti, per noi europei sono forse più note altre tristi pagine legate soprattutto al calcio come quella di Superga del 4 Maggio 1949 che colpì il grande Toro; oppure quella di Monaco di Baviera del 6 ottobre 1958, quando di un disastro aereo fu quella volta vittima il Manchester United. Nello sport in generale sono purtroppo ben noti altri due incidenti aerei con conseguenze atroci per gli atleti, molto recente quello del 7 settembre 2011 che in Russia rase al suolo la squadra di Hockey del Lokomotiv Yaroslav, più celebre anche perché narrato nel film ‘Alive’ quello che vide precipitare sulle Ande l’ aereo della squadra di rugby uruguayana il 13 ottobre 1972.
I fatti di quel 27 Aprile 1993 parlano di una Nazionale zambiana che sta volando verso Dakar per affrontare il Senegal in una gara valida per le qualificazioni a Usa ’94. E’ a bocca di tutti la rappresentativa di calcio zambiana più forte ogni epoca, vicinissima a strappare la prima partecipazione ad una Coppa del Mondo della sua storia. Ma a Dakar quella squadra non ci arrivò mai, un guasto al motore del Buffalo dell’ aeronautica militare zambiana fece precipitare il volo nell’ Atlantico, a meno di 500 metri da Libreville. Trenta morti, tra cui diciotto giocatori e membri dello staff. Nessun superstite, se non chi su quel volo doveva esserci ma per fatalità non ci fu: parliamo di Kalusha Bwalya, capitano e giocatore più importante della storia del calcio in Zambia, che impegnato col suo PSV Eindhoven avrebbe raggiunto il giorno dopo i suoi compagni in Senegal.
La qualificazione al mondiale americano fallì per un soffio nonostante il grande spirito con cui la nuova nazionale affrontò il resto delle gare in programma, seppur col dolore nel cuore. I Chipolopolo (nome col quale è conosciuta in patria la Nazionale zambiana) guidati da Bwalya avevano una gran voglia di regalare sul campo il giusto tributo ai connazionali vittime della tragedia, così la Coppa d’ Africa del 1994 fu vissuta con grande attenzione e interesse in patria e portò lo Zambia fino alla finalissima, persa però contro la Nigeria. Il miracolo sportivo non avvenne, ma quanto fatto bastò a considerare in Zambia qui giocatori degli eroi nazionali.
Domenica i Chipolopolo di Emmanuel Mayuka, Chritopher Katongo e Rainford Kalaba (entrando nel tecnico, dategli un’ occhiata perché il ragazzo ha talento), allenati dal francese Hervè Renard proveranno, a distanza di 19 anni, a celebrare nel modo più dolce possibile una pagina amarissima, e potranno farlo proprio a distanza di cinquecento metri dal punto del tragico schianto. Quale occasione migliore per rendere omaggio a quelle vittime?
Di fronte c’è la superfavorita Costa d’ Avorio che non alza la Coppa dal 1992, un Paese che ha vissuto un 2011 infernale a livello politico e che sta lentamente tornando alla normalità a seguito di una guerra civile che ha stravolto il Paese, con migliaia di morti, feriti, rifugiati. Insomma, qualcosa da regalare alla propria gente ce l’ avrebbero eccome anche Drogba, Yaya Touré e compagni, ma lo Zambia è anche il Paese delle cascate ‘Vittoria’, chissà mai che il nome stavolta sia di buon auscpicio. Una Vittoria a Libreville per poi alzare in alto la Coppa, così in alto da farla baciare a chi a Libreville ha perso tutto. E’ quello che tutto lo Zambia si augura.