Otto vittorie in otto partite: Allegri aveva ragione, di nuovo
Ancora una volta il campo ha dato ragione a Massimiliano Allegri. Al di là dei risultati ottenuti lungo la trionfale gestione sulla panchina della Juventus, per ultima la vittoria arrivata oggi sul campo dell’Udinese (0-2 firmato Bentancur e Ronaldo), è innegabile il merito che l’allenatore ha avuto in questi anni nel gestire i giovani, fossero essi ragazzotti di belle speranze o, talvolta, qualcosa di più.
A partire da Morata, prelevato dal Real Madrid dietro un investimento giudicato eccessivo (con i detrattori che finirono per mangiarsi le mani nel momento della recompra spagnola), il magico duo Marotta-Paratici ha affidato al mister numerosi prospetti importanti. Importanti come le spese fatte per vestire di bianconero i promessi campioni: la stagione successiva è arrivato il turno di Dybala, costato 40 milioni dopo una sola stagione in serie A da titolare, e chiamato a sostituire un pezzo da novanta come Tévez.
Come per Morata un anno prima, furono numerose le critiche per la cifra spesa, ma ancor più forti furono quelle per la gestione del ragazzo, impiegato con il contagocce per buona parte del girone di andata. Senza troppo dilungarci, è sotto gli occhi di tutti come l’inserimento graduale dell’argentino studiato da Allegri sia stato la mossa giusta.
La cronaca dei giorni nostri ha posto sotto gli occhi di tutti la difficile convivenza con l’extra-terrestre (così definito dallo stesso dieci juventino) Cristiano Ronaldo. Il tecnico livornese si è sempre assunto, non senza un certo coraggio, la paternità del bastone e della carota usati, responsabilizzando a dovere un talento che rischiava di vedere la propria luce offuscarsi all’ombra di Sua Maestà CR7.
Difendendo la Joya dalle critiche di stampa e tifosi, e lasciando sempre trasparire una certa consapevolezza, Allegri gli ha dato il tempo di metabolizzare il suo nuovo ruolo, rendendo al campo un ragazzo più maturo, forse meno bello da vedere ma con una grinta e un agonismo che lo spingono a lottare su ogni pallone, da centrocampo all’area avversaria. “Dybala meglio da trequartista“, dice Max: Paulo oggi ha riassunto tutto in una sola azione al minuto 32, resistendo all’avversario su una ripartenza da calcio d’angolo, per servire poi con un tocco dosato l’accorrente Bentancur e innescando lo scambio tra lo stesso centrocampista e Cancelo, terminato con un gol caparbiamente cercato e conquistato.
Proprio l’uruguayano è l’ultimo piccolo capolavoro della gestione tecnica dei giovani che entrano in pianta stabile in prima squadra. Sminuito oltremodo nel momento in cui la Juventus ha messo le mani su di lui (Marotta ottenne un’opzione dal Boca Juniors nell’ambito dell’affare Tévez), il centrocampista si è guadagnato con umiltà e intelligenza rispetto e lodi da tifosi e addetti ai lavori, ottenendo una maglia da titolare con la propria nazionale ai recenti mondiali di Russia 2016 e lasciando presagire un roseo futuro.
Nota di merito in chiusura per Alex Sandro, arrivato lo stesso anno di Dybala e per il quale venne spesa una cifra altissima per un terzino che stava entrando nel suo ultimo anno di contratto. Inserimento graduale per diventare titolare della corazzata bianconera: dopo un periodo di flessione, il brasiliano sta tornando grande, spesso decisivo, come al 49′ della partita di oggi quando ha salvato sulla linea un tiro ravvicinato di Lasagna, impedendo all’Udinese di accorciare le distanze e di trovare nuova verve per ribaltare, magari, il risultato.
Altre parole di elogio si potrebbero spendere per Bernardeschi, già definito come il calciatore italiano attualmente più in forma, ma in cima a questa macchina ben funzionante, in grado di ottenere otto vittorie in otto giornate (dieci su dieci se consideriamo l’Europa) c’è un uomo solo, capace di sfruttare al meglio ciò che viene messo sotto la sua ala, prendendo “semplici” ragazzi e trasformandoli in uomini.