Tenetevi le scuse
Non c’è poi neanche molto da dire. L’Italia è fuori da Russia 2018 dopo aver incassato una sveglia sonora dalla Spagna, essersi fatta un autogol in Svezia e non essere riuscita a buttarla dentro nella serata in cui bisognava prendersi i mondiali. Zero a zero con la Svezia, dinanzi a un San Siro meraviglioso, e poi? Ventura chiede scusa? Per cosa?
Non sarò qui a girarci intorno: le scuse, Ventura, può tenersele beate sotto al cuscino. Perché? Perché scusarsi con gli italiani sarebbe stato opportuno in caso di vittoria, ieri sera. Come a dire: “scusateci se abbiamo fatto schifo finora e abbiamo preso tre pere dalla Spagna in quello che doveva essere lo scontro al vertice, e scusateci se vi abbiamo fatto patire in Svezia la paura di non andare in Russia: promesso, non accadrà mai più”. Se qualcuno se lo fosse dimenticato, siamo l’Italia: abbiamo quattro mondiali, undici anni fa di questi tempi eravamo ancora estasiati dal rigore di Grosso e 35 anni fa Tardelli correva piangendo dopo il gol alla Germania. Chiedere scusa è un oltraggio. Non esistono scuse per la mancata qualificazione ai mondiali.
Questa è una nazionale che il Paese, oggi, fa fatica ad amare nel quotidiano, ma che in caso di necessità riesce comunque a tirar fuori orgoglio e passione, da Trieste a Caltanissetta. Ieri sera, l’Italia ha giocato spinta da un pubblico maestoso, e non è stata in grado di fare un gol. Uno. Alla Svezia. Che è giunta a San Siro per fare la sua partita: tutta in difesa, puntando sulla scarsezza offensiva degli azzurri, e sulle tattiche mani in tasca e fantasia di Ventura. Perché questo ha fatto il commissario tecnico della nazionale italiana: occhi bassi e mani in tasca per tutti i 95 minuti di gioco, passeggiando nervosamente tra area tecnica e panchina, confabulando col suo secondo, mandando qualcuno a scaldarsi per poi buttarlo in campo facendosi il segno della croce.
Questo merita l’Italia calcistica? Forse sì, basti vedere chi ce l’ha messo Ventura lì, addirittura rinnovandogli il contratto sulla fiducia. Nel 2014, Prandelli, dopo il flop mondiale, diede le dimissioni, e con lui Abete. Consigliare la stessa cosa a Tavecchio e a Ventura sarebbe inutile: le amano quelle poltrone, e se anche uno solo si dimetterà non sarà stato per scelta propria e ragionata. Dopotutto, avrebbero dovuto lasciare entrambi dopo dieci secondi dal triplice fischio.
Siamo fuori dai mondiali. Una vergogna, un disastro, il punto più basso del calcio italiano.
Riguardatevi San Siro qui in basso, ieri sera straordinario. Guardate cosa non vi siete meritati. E tenetevi le scuse: sono offensive, oltreché inutili.
Brividi. Tutto San Siro canta Mameli #ItaliaSvezia #ForzaAzzurri 🇮🇹 pic.twitter.com/o2BlqA9xYN
— Alex Milone (@AlexMilone) 13 novembre 2017