Russia 2018 – Il ritorno della Serbia
Dopo il 2006 (anno dell’indipendenza del Montenegro), la Serbia è riuscita a superare solo le qualificazioni per il Mondiale di Sudafrica 2010. L’ultimo tentativo, alle qualificazioni a Euro 2016, è stato compromesso sin dall’inizio dalla partita contro l’Albania giocata a Belgrado: un drone con una bandiera raffigurante la Grande Albania (che comprende anche territori reclamati dalla Serbia) sorvola il campo, il serbo Mitrovic la strappa e viene aggredito dagli albanesi. Si scatena il putiferio, con i tifosi serbi che invadono il campo e la partita viene sospesa. La UEFA assegnerà il 3-0 a tavolino a favore dell’Albania e 6 punti di penalizzazione alla Serbia che, di fatto, la estromettono dal cammino verso gli Europei.
Dopo la panchina è stata affidata a Muslin, vecchia conoscenza del calcio serbo, che è riuscito a centrare la qualificazione anche grazie a un sorteggio favorevole, che ha inserito la Serbia in un girone con Irlanda, Galles, Austria, Georgia e Moldavia.
La prima parte del girone è coincisa con il duello con l’Irlanda, che ha visto le due nazionali appaiate a pochi punti di distanza, fino allo scontro diretto di Dublino: un gol di Kolarov ha consegnato la vittoria ai serbi, che sono riusciti anche a resistere in dieci, a causa all’espulsione di Maksimović nel secondo tempo. Serbia con cinque punti di vantaggio sull’Irlanda e con quattro sul Galles, secondo. Sembra cosa fatta, ma i serbi provano a complicarsi la vita andando a perdere per 3-2 in Austria nella penultima giornata del girone e che permette a Galles e Irlanda di mettersi rispettivamente a uno e due punti di distanza. Il gol di Prijović al 74’ nella partita contro la Georgia permette alla nazionale Serba di staccare il pass per Russia 2018.
Il ct Muslin ha trovato la quadratura del cerchio schierando, oltre a Stojković in porta, una difesa a 3 con il sempre presente capitano Ivanović (per lui giocati tutti i minuti delle qualificazioni) e alternando al suo fianco due tra Maksimović, Nastasić e Vuković. Sugli esterni Kolarov e Rukavina, con Matić perno del centrocampo affiancato da Milivojević. In attacco, fissa la presenza del capocannoniere del gruppo Mitrović (6 gol per lui) con alle spalle il trequartista del Southampton Tadić (4 gol) e l’ala dell’Amburgo Kostić.
Un buon mix di talento ed esperienza che potrebbe permettere alla compagine serba di superare la fase a gironi, cosa che manca dai Mondiali di Francia 98.