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Ventura, e le… sventure della coerenza

Sarebbe inesatto, a nostro avviso, affermare che il calcio italiano viva di paradossi, perché la nettissima impressione ricavata da questo primissimo scorcio stagionale, a seguito d’un mercato mai come quest’anno tornato a lodevole grado di vivacità, è che il suddetto costituisca, in sé e per sé, un autentico paradosso.

Da un lato, il campionato sembra ricuperare posizioni in termini di prestigio, con la campionessa in carica fresca di consolidamento (pur con le quattro scoppole in finale) della propria auctoritas europea; il dato trova, peraltro, una parziale, ma significativa, conferma statistica con la Juventus settima nel continente per costo della rosa (fonte Transfermarkt), e i primi quattro della medesima graduatoria occupati da club non troppo vincenti negli ultimi anni (con l’eccezione della Champions del Chelsea “di Di Matteo” nel 2012 e l’ultima Europa League del Man Utd mourinhiano), specie rispetto a quelli nelle posizioni di rincalzo. Dall’altro, le novelle Cassandre, risvegliate di soprassalto da un Carnade di nome Isco (in rete circolano documenti audio/video piuttosto imbarazzanti per alcuni illustri “colleghi”), dopo un’estate passata a sognare una notte magica al Bernabéu da parte dei ragazzi di Ventura.

Strabismi giornalistici: le pur incoraggianti prestazioni primaverili (una buona vittoria con l’Albania e lo spezzamento di reni ai danni del Liechtenstein) non autorizzavano certo eccessive illusioni al cospetto di Iniesta  e soci, anche alla luce delle sei reti rimediate nell’arco di un bimestre dall’Under 21 alle prese coi parietà iberici (l’ultima semifinale europea e la partita di venerdì scorso). La realtà, pura e semplice, è sempre stata la medesima: il livello della nazionale spagnola è assai più alto, almeno sotto il profilo prettamente tecnico, di quello degli Azzurri. Questo non implica certo che si debba andare a Madrid a recitar la parte delle vittime sacrificali: il calcio è lo sport ideale per smentire i pronostici apparentemente “chiusi”, quello in cui a vincere non è detto sia il più forte, bensì il più efficace. Per farlo, nella fattispecie, sarebbe forse stato necessario “ingabbiare” i frombolieri ispanici, sottrarre loro certezze e respiro, sorprenderli con velocità e concretezza, un po’ come ha fatto, negli ultimi anni, l’Atlético di Simeone, squadra “brutta, sporca e cattiva” (talvolta pure troppo) proprio nella Liga, vale a dire il campionato tecnicamente più forte del mondo.

Gian Piero Ventura ha voluto battere un’altra strada, e metterla, sì, sulla rapidità, ma in modo aperto, d’attacco, schierando i suoi secondo il sistema più “sexy” e affascinante che si possa pensare, il 4-2-4. Scelta ardita, perché implica volersela giocare sul piano dell’aggressività laterale, forte d’un palleggio ordito e condotto a gran velocità: plausibile che Bonucci e compagni, dopo appena una manciata di incontri disputati, fossero in grado di “reggere” una simile disposizione? La risposta, ahinoi, la sappiamo bene, e adesso assistiamo al coro di crucifige contro il tecnico di Bogliasco, il che stona più di un poco rispetto al clima di fiducia respirato sino all’aperitivo di sabato scorso.

Certo, si sa che i risultati, nello sport in genere e nel calcio in particolare, hanno un loro imprescindibile rilievo, ma è proprio sulla base di questi che ci sentiamo di voler difendere quasi d’ufficio la Nazionale e il suo allenatore: la “carta” ci dice che, nel girone G, c’è una squadra superiore a tutte le altre, la Spagna appunto, e, alle spalle di questa, c’è l’Italia. E la classifica, al presente, conferma i valori in campo. E, se proprio vogliamo essere pignoli (chi sceglie di commentare professionalmente le gesta sportive ha il dovere di non accodarsi supinamente alla vox populi), dovremmo pure immaginare cosa sarebbe successo se, a parità di risultato, Ventura avesse schierato una squadra guardinga e rivolta al “non prenderle”: si sarebbero scatenate le critiche rivolte al “vecchio gioco all’italiana”, lo stesso che, adesso, viene invocato a gran voce.

Per questi motivi, e al di là del dettaglio di altre scelte magari eccepibili, stiamo con Ventura: perché non ha tradito la propria linea, perché ha in mente un’idea di calcio da mettere in pratica con un gruppo di buoni calciatori (non -ancora- campioni, ma neppure scarsissimi) e perché, comunque, sta centrando il risultato che era nelle obiettive possibilità di questa squadra. Così facendo, e così continuando, conserviamo buone possibilità di staccare il biglietto per Russia 2018, anche perché, al momento, le possibili avversarie degli spareggi sarebbero Slovacchia, Irlanda del Nord, Irlanda e Grecia: avversarie assolutamente da non sottovalutare, ma rispetto alle quali avremmo comunque più di qualche chance di successo. Altrimenti non si capisce come avremmo potuto, anche solo lontanamente, pensare di vincere a Madrid sabato scorso.

Nel frattempo, sotto con Israele, stasera a Reggio Emilia, magari mettendo “in banca” la seconda piazza, con una nuova edizione, a quanto pare, del 4-2-4 venturiano. Chissà se, in caso di rotondo successo, il volubile giornalismo nostrano tornerà a squillare le trombe  a favore dei nostri. Vedremo.