A che serve una Coppa così?
Lo abbiamo scritto e riscritto, in passato: questa Coppa Italia, con questa formula, non ha senso. Spiegateci come possa riempire gli stadi una competizione in cui fino ai quarti di finale o addirittura le semifinali, le grandi squadre schierano panchinari e riserve; spiegateci con quale criterio sia stato deciso di far giocare in casa le migliori piazzate in campionato l’anno precedente. Convinceteci che è il modo giusto per portare i tifosi allo stadio: dai, davvero, qualcuno è convinto che un Napoli-Spezia e uno Spezia-Napoli avrebbero avuto lo stesso seguito, in termini di pubblico sugli spalti?
Una formula ingiusta, quella attuale, che non crea spettacolo. Non diverte. Partite secche, a eliminazione diretta fino alle semifinali, quasi come se si volesse appositamente negare, a prescindere, la soddisfazione a una “medio-piccola” di ricevere una grande squadra nel proprio stadio. L’unica speranza è arrivare in semifinale, dove viene tolta la ghigliottina e viene concesso un più nobile duello di fioretto: gare di andata e ritorno, e regola dei gol segnati in trasferta. Roba che arrivati a questo punto della competizione diventa un qualcosa d’élite, un vecchio affare tra le solite tre/quattro che si contendono un piazzamento ai gironi di Europa League (altra coppetta in cui schierare perlopiù riserve) e un posto nella finale di Supercoppa Italiana dell’anno successivo in una zona compresa tra la Cina e Abu Dhabi.
Tabula rasa. Ecco, questo ci vorrebbe. Servirebbe un summit di cervelloni di qualche giorno, una sorta di conclave, con i vertici del calcio italiano rinchiusi nei piani alti del Palazzo per creare una competizione nuova, diversa, giusta. L’attuale formula – e lo ripetiamo da anni – non rende interessante questa Coppa. Eppure, a pensarci, ci vorrebbe davvero poco: basterebbe fare le cose con astuzia. Basterebbe portare entusiasmo, scegliere forse d’istinto, regalando – e siamo sempre lì – alla squadra più debole la possibilità di giocare in casa le partite, se proprio non si vuole rinunciare all’incontro unico. Serve cambiare. Serve trascinare la gente, riempire gli stadi, rendere veramente bella questa competizione, attualmente snobbata dalla stragrande maggioranza di appassionati e anche diretti interessati (e veniteci a dire che non è così).
“Ah, c’è la Coppa Italia, stasera?” Sì. “Vabbè, devo andare al cinema con la nonna”. Tanto, le partite che contano ci saranno nel finesettimana. Tanto, in campo, in questa Coppa Italia ci vanno le seconde linee.