Il Basilea è già fuori dall’Europa: le ragioni di un fallimento
Solo un miracolo, nella partita contro l’Arsenal, giocata al St Jacob-Park, avrebbe consentito al Basilea di raggiungere il risultato minimo, in questa disgraziata stagione europea: vale a dire, l’accesso ai sedicesimi di finale di Europa League. I renani sono stati invece travolti, sul proprio campo, dall’Arsenal (1-4 il finale), mentre invece i bulgari del Ludogorets hanno compiuto l’impresa, facendo tremare il grande PSG, a Parigi, coi francesi che hanno trovato il pareggio (2-2) solo nel recupero.
Ma quali sono le cause della disfatta europea della squadra elvetica? Ne abbiamo individuate più di una. La prima, è la volontà della società di capitalizzare, cedendo sul mercato i propri pezzi migliori. Cosa accaduta anche in passato, si dirà: da Salah a Elneny (per citare due connazionali), passando per Embolo, sono già diversi anni che il Basilea costruisce solo per vendere. Ma, in queste ultime stagioni, non è stato consentito, ai pezzi pregiati, di portare abbastanza fieno nella cascina renana: la dimensione, ormai, è quella di una sorta di “allevamento” di buoni giocatori, facendosi retribuire (profumatamente) il “disturbo”.
Il secondo, è la dimensione del calcio elvetico. Il Basilea sta stretto, in Svizzera: nessuna delle altre squadre, nella massima serie, può seriamente impensierirlo. Certo, esistono compagini capaci di batterlo, in partita singola, come (ad esempio) il Sion e lo Young Boys. Anche il Lugano di Manzo è andato vicinissimo all’impresa, il mese scorso. Nessuna, però, è in grado, nell’arco del lunghissimo (38 partite, si parte da fine Luglio e si arriva a fine Maggio, con circa due mesi di sosta invernale) campionato elvetico, di avere la stessa regolarità di marcia. I ritmi del massimo torneo d’oltre confine, e il suo livello tecnico, non sono paragonabili alle Coppe europee. E questo, alla lunga, disabitua a correre e a lottare. In realtà, i renani vanno in crisi quando si gioca a calcio con loro: Thun e Lugano, entrambe vicine al colpaccio, sono lì a dimostrarlo. Ma in Svizzera, spesso, il timore reverenziale, nei confronti dei rossoblù, fa scendere le avversarie in campo già battute.
Certo, i renani non sono (e non saranno, probabilmente, mai) una squadra in grado di lottare per la vittoria finale in Champions League. Però, come scrivevamo sopra, i tempi e il gioco del campionato svizzero non sono tali da consentire, al collettivo, di subire stress simili alle partite europee. I bulgari del Ludogorets, nella partita d’esordio, tennero ritmi molto elevati, ai quali la compagine elvetica non seppe rispondere in modo adeguato. Eppure, a livello individuale, i rossoblù sono superiori. Però, mancarono la giusta mentalità, e i giusti ritmi. Oggi, quella partita si è, purtroppo per i ragazzi di Fischer, rivelata decisiva per le sorti europee del Basilea.
Da anni si parla di iscrivere la squadra rossoblù alla Bundesliga, vista la vicinanza geografica alla Germania. Servirebbe, secondo alcuni osservatori, a rendere più interessante il campionato svizzero, facendolo crescere. La dirigenza renana, però, non sembra dello stesso avviso: il livello della competizione germanica è molto elevato, e mai, probabilmente, la squadra elvetica potrebbe non solo pensare di imporsi, ma anche di qualificarsi alla Champions League, come avviene oggi con regolarità: addio, quindi, alle ricche sponsorizzazioni, e ai diritti televisivi. Insomma, una strada difficilmente praticabile. E che i vertici della squadra, probabilmente, non hanno intenzione di considerare
Infine, l’allenatore. Fischer è un buon tecnico, ottimo per il calcio svizzero ma, a livello internazionale, non abbastanza preparato, almeno secondo noi. Il tecnico lucernese, lo scorso anno, nei preliminari, fu eliminato dal Maccabi. In questa stagione, qualificato direttamente alla fase a gironi, si è trovato contro squadre superiori (Arsenal e PSG) e una di livello inferiore (il Ludogorets); tuttavia, come è stato detto da più parti, i campioni di Bulgaria devono essere alla portata dei campioni di Svizzera. I renani, invece, non sono riusciti a battere i bulgari in nessuno dei due incontri. E, molti commentatori (ai quali ci associamo, avendo visto entrambe le sfide), hanno visto nello scarso coraggio e acume tattico dell’allenatore una delle cause di queste mancate vittorie. Certo: Fischer ha l’alibi della mentalità meno vincente della dirigenza, come scrivevamo sopra. Ma non ci stupiremmo se, il prossimo anno, la squadra renana passasse in altre mani, magari più giovani e spregiudicate.
Il Basilea, infatti, ha costruito la sua fortuna recente su un pubblico numeroso, su un bacino d’utenza che non soffre la concorrenza dell’hockey su ghiaccio (cosa che accade, invece, a Berna e Zurigo, per fare un esempio), e sulla possibilità, offerta dalle coppe europee, di vedere grandi squadre al St Jacob-Park. Attenzione, però: perché la gente viene se sa di poter vedere partite dove il risultato mantiene un minimo d’incertezza. Sfide come quelle di stasera, più simili a mattanze che a incontri di calcio, alla lunga possono disaffezionare il pubblico. Forse è il momento, per il Basilea, di provare a tornare competitivo, anche in Europa: in fondo, la semifinale di Europa League fu raggiunta solo poche stagioni fa.