Rugby league World Cup, verso le qualificazioni – Tiziano Franchini: “Ci sono tanti potenziali Gioele Celerino”
Nella speranza che, dopo il quadro delineato in settimana, il mondo delle qualificazioni alla Rugby League World Cup, abbiamo deciso di parlare con chi alla Nazionale dedica tempo e passione, sin dagli inizi.
Tiziano Franchini – vice-presidente della Federazione Italiana Rugby League – è molto attivo a livello sia dirigenziale che da allenatore, costruisce ponti tra gli italiani di oggi e quelli di ieri, pensa tuttora che #unaFamiglia – l’hashtag utilizzato dallo staff della FIRL durante il mondiale 2013 – sia uno slogan efficace ma soprattutto coerente. E spiega, argomenta; a volte infastidito dalle critiche, ma sempre con la mente rivolta all’oggi e al domani: ci ha raccontato come vede il rugby league in Italia tra 10 anni.
Ciao Tiziano. Da tantissimo tempo ti occupi di rugby league. Ci puoi raccontare come è nata la FIRL e quale è la tradizione di questo sport in Italia?
Allora, posso dire di essere stato presente dall’inizio. Dal 1995, quando 2 italo-australiani, John Benigni e Mick Pezzano portarono in Australia un gruppo di 10 italiani (tra cui anche l’attuale presidente della FIRL Orazio D’Arrò) a giocare il Coca Cola World Seven. Dal 1995, il rugby league italiano prese vita, dopo la sua scomparsa avvenuta negli anni 60 dopo più di un decennio di attività molto produttiva. Nel 2002, si è deciso di riportare nel suolo italiano questo sport, dando vita all’associazione denominata Italia Rugby League, dalla quale nel gennaio 2008 nacque la Federazione Italiana Rugby League: si voleva progredire dando un assetto federativo, per iniziare a strutturare il campionato italiano, far propaganda concreta e così via.
Un’anima internazionale. Come si sono evolute le cose?
Dopo esserci dati un assetto, in poco tempo si sono raggiunti ottimi risultati, sia in termini di partecipazione che di immagine. È stato creato un campionato domestico, partecipiamo stabilmente a competizioni internazionali. Siamo divenuti, soprattutto, membri della RLEF e RLIF (federazione mondiale ed europea, ndr), abbiamo partecipato alla Coppa del Mondo 2013 ed ora stiamo cercando di qualificarci a quella del 2017. Se siamo arrivati a tutto ciò, è grazie alla passione che tante persone hanno messo durante tutti questi anni, e non mi stancherò mai di ringraziare queste persone.
Capita di parlarne in giro e devo ammettere che la gente fatica già a dire di conoscere il rugby. “Quello del 6 Nazioni“…
Attualmente, oltre a propagandare lo sport, stiamo cercando di fare “cultura” del rugby league. In Italia, si fa ancora molta confusione tra i due codici, a volte pensando che un codice sia migliore dell’altro. Personalmente, vedendo la storia del league, mi amareggia il pensiero che sia “morto” negli anni 60: stava prendendo molto piede. Quando cessò di esistere, alcune squadre passarono all’union, dando vita anche ad ottimi club conosciutissimi attualmente. Il nostro messaggio, la cultura che vogliamo creare è che si tratta di uno sport duro, competitivo ma leale. Basato su principi e valori forti: tutto unito a una formazione tecnica di qualità.
A livello sia organizzativo che sportivo, è forte il legame con la cultura italo-australiana, essendo il league uno sport di massa soprattutto in New South Wales e Queensland. Che contributo hanno dato gli italo-australiani alla nascita e lo sviluppo del movimento?
Se nel basket, tutti prendono come esempio gli Stati Uniti e la NBA, nel rugby league ovviamente prendiamo esempio dall’Australia e la NRL. Possiamo dire che la FIRL è nata dalla volontà di due italo-australiani, perciò il legame è molto forte e legittimo. Per quanto riguarda lo sviluppo la nostra sezione australiana, provvede a formarci, fornendo materiale, allenatori, ed anche un aiuto economico, che ci da la possibilità di sviluppare lo sport in Italia.
In passato, grandi giocatori hanno indossato la casacca azzurra. Chi ritieni il più grande di tutti?
A livello sportivo, ovviamente posso dire che Anthony Minichiello è stato il migliore. Prendendo in considerazione caratteristiche come qualità tecnica, professionalità, attaccamento alla maglia (e soprattutto all’Italia), voglia di aiutare il movimento, leadership, posso tranquillamente nominare anche Cameron Ciraldo e Anthony Laffranchi. Una menzione particolare su questo punto, vorrei farla anche su Gioele Celerino, il quale cha compreso tutto quello che la FIRL vuole dai nostri tesserati. Gioele ha iniziato ad essere coinvolto con la FIRL, giocando il campionato italiano, a giocare con la nazionale italiana, impegnandosi e lavorando duramente con noi è riuscito ad entrare nel gruppo della RLWC 2013. Ha toccato con mano il league di alto livello, e ha capito che se vuole migliorare doveva lavorare molto di più. Grazie alla FIRL e alla sua volontà, Gioele ha giocato le ultime 2 stagioni in Inghilterra, è migliorato moltissimo sia come persona che giocatore. È un leader, è diventato un faro per i nostri giovani: ha dimostrato che le opportunità vanno cercate e bisogna credere in quello che si vuole per ottenere i risultati sperati.
Ci sono altri potenziali Gioele?
Posso dire che possiamo contare su altri “Gioele Celerino” ossia giovani che hanno ottime potenzialità per poter ambire a palcoscenici mondiali, posso nominarne alcuni: Igor Giammario, Raffaele Dalla Ragione, Emanuele Passera, Simone Boscolo, Jaume Giorgis, Francesco di Trapani, Davide Spinnato, Luis Iollo, Soulimane Bara, Luca Bondioli, ecc…., tutti con ottimi potenziali da esprimere.
Veniamo al dunque: Serbia-Italia e Italia-Galles. In palio, la RLWC 2017. Insidie, paure, ansie, sensazioni?
L’obiettivo è qualificarci al nostro secondo mondiale. Infatti lo staff di allenatori ha cercato di mettere insieme la miglior formazione, anche pensando che le altre nazionali (Serbia e Galles), avrebbero fatto lo stesso. Con questa posta in palio, infatti, sia Galles che Serbia (la quale in passato ha sempre voluto schierare giocatori domestici) hanno schierato le migliori formazioni anche schierando giocatori “eleggibili”. La sensazione è che faremo bene, ma le partite bisogna giocarle: ne riparleremo il 30 ottobre. Personalmente il mio obiettivo maggiore è che attraverso questo torneo di qualificazione più persone vengano a conoscenza di questa disciplina sportiva: la amo e non mi stancherò mai di promuoverla, anche per ragioni strettamente personali.
Anche l’Italia B scenderà in campo, contro il Belgio, per dare spazio e offrire a tutti una vetrina internazionale. Come mai avete scelto i belgi?
Volevamo aprire la prestigiosa partita tra Italia e Galles, con una partita internazionale: per far conoscere a tutti i nostri giocatori cosa fosse il test football. Questa partita darà poi la possibilità ai giocatori dell’Italia B di essere visionati nuovamente dallo staff della Nazionale, sia per gli impegni futuri che per la prossima Rugby League World Cup (incrociando le dita). Il Belgio ha accettato immediatamente questa nostra proposta. Il 29 ottobre non sarà solo league, ma ci sarà anche una tappa del campionato italiano di touch, organizzato da Italia Touch, che aprirà la giornata e vedrà la finale del torneo giocarsi tra le due partite internazionali.
Tra la trasferta a Belgrado e la festa nella “casa del rugby league” di Monza, quale partite temi di più?
Tutte e due, saranno 2 partite molto “calde”, ma penso positivamente.
Hai sentito i ragazzi recentemente? Come li hai trovati?
Essendo impegnato nella logistica degli eventi, ho avuto poco tempo a disposizione per parlare con i ragazzi. Penso che siano pronti a questa sfida, e daranno il 1000% per raggiungere l’obiettivo.
Come vedi la FIRL tra 10 anni?
Quest’anno l’attività domestica ha contato sulla partecipazione di 8 clubs seniores e di 6 clubs juniores. Entro la fine dell’anno inizieremo con l’attività femminile e con attività internazionale juniores: nostro principale obiettivo è quello di sviluppare il movimento. Siamo molto orgogliosi dei North West Roosters di Elio Giacoma, che la prossima settimana inizieranno a partecipare al campionato francese. A breve partirà, un progetto di diffusione del rugby League nelle scuole superiori, per dar vita ad un campionato studentesco. Capisci che le idee chiare sullo sviluppo le abbiamo, i mezzi tecnici anche; avremmo bisogno di maggior visibilità mediatica per coinvolgere più neofiti possibili. Stiamo inoltre, concretizzando formalmente, una collaborazione con Italia Touch, che ci darà la possibilità di lavorare insieme, per dare a tutti coloro i quali vogliano divertirsi con un pallone ovale di giocare attivamente; se si vuole giocare con un gioco a contatto pieno la FIRL, mentre ci si vuole divertire senza contatto Italia Touch. Tra 10 anni vorrei vedere un movimento strutturato, con una serie A una serie B, un campionato juniores stabile, campionati scolastici e attività con bambini,
Il sogno proibito (ma non troppo)?
Se ci fosse la possibilità…Avere una squadra professionistica che giochi nel campionato di SuperLeague. Lo so, è un sogno, ma se non ci si crede pienamente…
In bocca al lupo per le qualificazioni. Ma di’ la verità: nell’Origin tifi Queensland o New South Wales?
Grazie, sono fans dei New South Wales!
Rendiamo Monza #LaCasaDelRugbyLeague, perché siamo #UnaFamiglia https://t.co/QpyV8GSFWc #ItaliaGalles #Monza #EuroHotelResidence
— FIRL Italia RLeague (@ITALIA_RLXIII) October 10, 2016