Rugby league, verso Italia-Irlanda: Giuseppe Pagani: “Serve interazione tra amatori e professionisti”
Prosegue la marcia d’avvicinamento al test match Italia-Irlanda di rugby league. Entrambe le formazioni vedono nella sfida di Palazzolo sull’Oglio un’importante tappa nel percorso di crescita e proprio per questo è giusto dare voce ai protagonisti.
Giuseppe Pagani (Lions Brescia) vanta già 7 presenze con la casacca azzurra e di certo non manca di motivazioni in vista di sabato 3 settembre: gioca praticamente in casa. Lo abbiamo intervistato, in un botta e risposta sulla sfida ai Wolfhounds e sulla passione per la palla ovale in generale.
Ciao Giuseppe, manca poco al test match: un pronostico?
Per scaramanzia non mi pronuncio, incrocio lo stesso le dita.
Lo staff ha chiamato una rosa composta unicamente da giocatori ‘autoctoni’. Non temi l’inesperienza?
Sicuramente sarà più difficile disputare una partita senza gli “oriundi” – i giocatori italo-australiani e italo-britannici, spesso professionisti – soprattutto perché ci danno una mano dal punto di vista dell’esperienza e delle tattiche di gioco. Però abbiamo comunque rugbisti che sanno il fatto loro, come Gioele Celerino, che gioca già in Inghilterra e Matthew Sands, che ha esperienze di league in Australia. Ovviamente, siamo anche supportati da allenatori di livello, come Paul (Broadbent) e Kelly (Rolleston): questo sicuramente ci aiuterà.
Four Nations, quest’anno se lo giocano Scozia, Inghilterra, Australia e NZ. Chi vince?
Beh, pronostico difficile; ci si aspetterebbe un risultato scontato degli australiani o al massimo dei neozelandesi, ma si sa che nel rugby quello che conta di più a quel livello, oltre alla fame di vittorie, sono le motivazioni.
Meglio una finale di Challenge Cup a Wembley o lo State of Origin?
Lo State of Origin, tutta la vita.
Cosa si potrebbe fare per avvicinare il league amatoriale e quello pro?
Bisognerebbe cercare un’interazione tra rugby a 15 e a 13. Cosa che sta già in parte avvenendo, vedi i corsi allenatori che utilizzano video di league per spiegare difesa e calci di spostamento, ma anche a livello internazionale: per esempio l’integrazione di un allenatore di rugby league nella nazionale gallese. Ma purtroppo in Italia si è ancora fermi alle divisioni e alla diffidenza; invece questo sport può dare tanto e in molti modi, se si riesce a capirlo e capirne l’utilità.
In passato, squadre non britanniche hanno partecipato ai primi turni di Challenge Cup. Credi possa accadere anche alle italiane?
So che ci si sta muovendo in questo senso, speriamo ci si riesca.
Giocatore preferito a 13 e a 15.
Nel rugby league dico Anthony Minichiello (Golden Boot come giocatore internazionale del 2005, capitano anche dell’Italia, ndr): ha fatto la storia dell’NRL, dimostrando che l’età è solamente un numero. Nel rugby union amo Sonny Bill Williams (ex giocatore a 13, tra l’altro): un giocatore completo, capace di stare in qualsiasi ruolo.
Ti ringrazio e ti chiedo di fare un appello al popolo ovale in vista del test di settembre.
Ci vediamo il 3 settembre a fare il tifo. Vi voglio in tanti: la birra è già pronta!
Sabato 3 settembre 2016
Palazzolo sull’Oglio (Brescia)#InternationalRL@ITALIA_RLXIII vs @Irelandrl pic.twitter.com/0NQOQREOtS— FIRL Italia RLeague (@ITALIA_RLXIII) August 5, 2016