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La sensazione è che, comunque, questa Roma possa fare bene. L’impressione, dopo l’andata del preliminare di Champions con il Porto, è che i ragazzi di Spalletti abbiano tanta sostanza, da riversare sul terreno di gioco e trasformare in punti, e vittorie, e soddisfazioni. La paura, però, è che ci sia una forma paradossalmente eterna di ingenuità che da un decennio a questa parte è appiccicata sulla maglia giallorossa, a tal punto quasi da compromettere situazioni favorevoli e trasformarle in qualcosa di abbastanza preoccupante.

La Roma, ieri sera, ha fatto la sua partita. Ha spinto sin dall’inizio, costruendo occasioni, sciupandole anche (eccola, la prima forma di ingenuità), ma comunque riuscendo a segnare quel preziosissimo gol in trasferta che consentirà a Spalletti di preparare i suoi a una gara diversa da quella che avrebbe preparato nel caso in cui, dal Portogallo, si sarebbe tornati senza neanche un gol. Perché questa rete segnata fuori casa è maledettamente importante: consente alla Roma di poter gestire una partita che bisognerà vincere, all’Olimpico, certamente; ma soprattutto giocare nella maniera giusta, pensando che l’importante è solo e soltanto passare il turno, vittoria o pareggio a reti bianche che sia, ed evitare dunque che il Porto possa fare uno sgambetto clamoroso, ora che i gironi sono parecchio vicini.

Dunque, dovrà combattere anche contro quella malsana ingenuità di cui sopra, questa Roma. Quell’ingenuità che ha colpito anche un uomo di calcio navigato qual è Vermaelen, espulso alla prima ufficiale con la maglia romanista. Da lì in poi, ha lottato in dieci uomini, l’undici spallettiano, riuscendo ad arginare un Porto che comunque non è sembrato, a conti fatti, chissà quale potenza. Superiore, la Roma. Certamente. All’Olimpico, potrà portarla a casa la partita, sicuramente. A patto che Spalletti trovi la formula giusta; no, non solo sotto l’aspetto tattico. Anche sul piano mentale. Perché se è vero che in Italia e in Europa ci sono squadre più forti, è anche vero che con la giusta mentalità è possibile colmare il divario tecnico che sussiste (l’Italia di Conte, agli scorsi europei, lo ha dimostrato). Prova di forza, dunque, necessaria, ma anche di maturità; una settimana di tempo. Staremo a vedere.