Ciao 2015: Barcellona, la squadra più forte di sempre?
Teoricamente in questo pezzo ci sono già due errori. Il primo è nel titolo: non si pongono mai domande al lettore, ma risposte fatte di idee e pareri. Il secondo è di concetto: non si possono paragonare squadre appartenute a epoche e a momenti calcistici così diversi.
Ma siamo alla fine del 2015 e, inevitabilmente, un anno che finisce si porta dietro anche tutta una serie di domande che sono sorte nell’arco dei mesi assistendo a degli eventi. E a fine anno, come si sa, si cerca di tirare le somme di ciò che è stato e di iniziare l’anno nuovo con delle risposte da cui partire.
E io ho voluto finire il 2015 ponendomi questa domanda: il Barcellona di Luis Enrique è stato il Barcellona più forte dell’ultimo decennio, ossia da quando ha iniziato a vincere? E, soprattutto, è stata la squadra più forte di sempre?
Senza entrare nel dettaglio tattico della squadra blaugrana, perché di analisi sul suo gioco se ne sono lette a bizzeffe, vorrei soffermarmi su ciò che i catalani trasmettono. E se dovessi scegliere una sensazione “copertina” sceglierei l’ineluttabilità.
Il Barcellona — questo Barcellona versione 2015 — è stato ineluttabile, inevitabile, inesorabile. L’ha provato sulla propria pelle la Juventus, ma ci sono passati anche Bayern Monaco e Real Madrid. Non ha dato scampo agli avversari, non ha dato speranze ai tifosi rivali. Ci ha incantati con il suo gioco e ci ha colpiti con le giocate dei suoi campioni.
Perché la vera forza di questa squadra non è solo il gioco e non è solo l’avere tanti splendidi solisti: è l’insieme delle due cose. È vedere un gioco meraviglioso riuscire a esaltare le caratteristiche di solisti così diversi tra loro e vedere dei campioni giocare insieme e non per se stessi, con l’obiettivo di portare il livello del calcio proposto a un piano superiore. La qualità di gioco è vista sia come la causa e sia come l’effetto del sistema catalano. Il tutto, se riuscito alla perfezione (e in questo caso ci andiamo davvero vicini), si trasforma in meraviglia per gli occhi e per la memoria.
Il Barcellona è un’abile seduttrice. Ti invita a ballare il tango con lei, sicura dietro il suo vestito elegante e il suo portamento regale. Ti stringe in una morsa capace e ti muove a suo piacimento e al suo ritmo. Ti ammalia e ti conquista. E quando pensi di esserti abituato al suo ballo e ai suoi movimenti, ti ritrovi a testa in giù nel più classico dei casquet. 1-0 per lei e non sai nemmeno come.
Ed è proprio in questo che è così diversa dalle precedenti versioni di Barcellona viste fin qui nell’ultimo decennio. Quello di Rijkaard fu rivoluzionario, ma si affidava quasi esclusivamente all’estro di Ronaldinho, quello di Guardiola ha inventato un nuovo modo di giocare a calcio, ma puntava molto di più sul collettivo e sui movimenti sincronizzati di squadra, portando a volte lo spettatore quasi ad annoiarsi. Questo è la perfetta sintesi dei due: la genialità dei colpi dei singoli all’interno di un sistema organizzato alla perfezione.
E poi, oggettivamente, quale squadra ha mai avuto un attacco così? Neymar, Suarez e Messi sono tre giocatori che vent’anni fa non avrebbero mai potuto giocare insieme. Per questioni economiche e questioni di ideologie calcistiche. E invece lo fanno e lo fanno tremendamente bene. Per fare un rapido paragone con l’altra grande di Spagna — il Real — Ronaldo, Benzema e Bale (e aggiungeteci anche James) non sono così amalgamati tra loro, non riescono a esprimere tutto il loro potenziale collettivo. È stata proprio questa la bravura di Luis Enrique: riuscire a esaltare la forza dei singoli elevando la forza del collettivo.
Una cosa riuscita all’Olanda del ’74 e al Milan di Sacchi. Ma quelle squadre erano fatte di 11, massimo 12 giocatori e infatti o non hanno vinto o non hanno vinto tutto quello che avrebbero potuto vincere, dovendo per forza di cose lasciare sul campo qualche sconfitta. Questo Barcellona invece no. Ha una panchina al livello dei titolari e una fame di vincere che non ha eguali.
Nutro ancora qualche dubbio sulla risposta da dare alla domanda di inizio pezzo. È davvero difficile dire chi o cosa sia stato il migliore di sempre. Ma se questo Barcellona dovesse vincere nuovamente campionato e Champions League con la stessa autorità (o, meglio, ineluttabilità) mostrata nel 2015, beh, signori, direi che di dubbi ce ne potrebbero essere ben pochi. Casquet, 1 a 0 e palla al centro. Di nuovo.
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