Certi amori non vincono
…fanno dei giri immensi e poi ritornano.
Il buon caro Venditti ha scritto questa canzone pensando ovviamente alle relazioni di coppia, ma — complice anche Adriano Galliani che la cita ogni due per tre — a volte sembra scritta appositamente per il gioco del calcio e per le sue dinamiche extra-campo.
Ieri mattina il presidente della Sampdoria Ferrero ha annunciato su Twitter l’arrivo di Vincenzo Montella, che andrà a sostituire Walter Zenga, esonerato pochi giorni fa. Solitamente siamo abituati a parlare soltanto dopo l’ufficialità di questo genere di cose, ma prendiamo per un attimo per buona l’ipotesi che una dichiarazione del genere sia il preludio a una realtà (in verità, poi, nel pomeriggio è arrivata anche l’ufficialità da parte della società). “Montella e la Samp” è una storia che arriva sulla scia di quella tra “Zenga e la Samp”. Vecchi ex giocatori indimenticati, diventati allenatori da altre parti e che tornano per vincere (o, perlomeno, ottenere buoni risultati) con la squadra che hanno nel cuore.
E Ferrero non è l’unico che ha intrapreso questa strada: Galliani con i ritorni di Sacchi, Capello, Donadoni, Costacurta, Shevchenko e Kaká e le panchine affidate a Leonardo e Inzaghi è il portabandiera del “movimento”; l’Inter con il ritorno di Mancini, la Roma con quello di Zeman nel 2012 e la Juventus con Ferrara nel 2010 non si sono sottratte.
Sotto il punto di vista tecnico — Mancini e l’Inter a parte perché siamo in corso d’opera — i “grandi ritorni” non sono mai coincisi con “grandi vittorie”, ma il più delle volte con “grandi fallimenti”. Eppure, almeno questa volta, per Ferrero il cambio Zenga-Montella sembrerebbe un miglioramento rispetto al passato: il tecnico campano ha dimostrato alla Fiorentina che tipo di calcio sa proporre e che mentalità sappia mettere in campo. Una squadra padrona del gioco e del possesso che scende in campo per dominare l’avversario sarà sempre un passo avanti rispetto a una che come arma principale usi le ripartenze veloci.
L’incognita, semmai, è come possa Montella far rendere un gruppo di giocatori non scelti da lui secondo le sue idee e dettami tattici, ma la bravura di un allenatore si dimostra anche sulla sua capacità di adattamento al parco giocatori in possesso, Paulo Sousa e Maurizio Sarri ne sono due splendidi esempi.
Quindi, in definitiva, la Sampdoria si candida a essere la squadra più “vendittiana” dell’anno. E poi non dite che il calcio è uno sport fatto solo di soldi. L’amore, qui, regna sovrano. È solo che il più delle volte non vince.