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Il Gran Premio del Giappone nella storia: una rimonta soprannaturale

Inaugurato nel 1987, il circuito di Suzuka nel corso degli anni è stato lo scenario di contese epiche che hanno impreziosito la storia moderna della Formula 1. La pista giapponese è stata infatti uno dei palcoscenici privilegiati dell’avvincente contesa fra Alain Prost e Ayrton Senna, che infiammò gli appassionati tra la fine degli anni ‘80 e l’inizio degli anni ‘90.

La prima, indimenticabile, battaglia fra i due campioni avvenne nel 1988. Alla guida della McLaren con motore Honda, a una vettura tecnicamente eccelsa entrambi aggiunsero lo spessore e l’abilità dei fuoriclasse, creando un connubio quasi sublime fra elementi meccanici e qualità umane. La scuderia di Woking rasentò la perfezione, tanto da sfiorare il record di 15 vittorie su 16 disponibili, con la sola eccezione di Monza, teatro di una sorprendente doppietta Ferrari.

L’equilibrio di inizio stagione, che nelle prime sette gare vide trionfare quattro volte Prost e tre Senna, si sfaldò dal Gran Premio di Silverstone, quando il brasiliano salì sul primo gradino del podio, ripetendosi fino a Spa-Francorchamps per altre tre gare consecutive. Questo poker condusse il pilota verdeoro in testa alla classifica, lanciandolo verso la conquista del suo primo titolo.

La tappa di Monza e le successive in Portogallo e Spagna segnarono però una battuta d’arresto,di cui il compagno di squadra fu lesto ad approfittare, riportandosi subito in vantaggio. I due antagonisti approdarono dunque in Giappone, penultimo appuntamento del calendario, decisi a battagliare come per una finale. Il transalpino, già detentore di due allori mondiali, alla vigilia del Gran Premio assicurò che l’esperienza gli avrebbe impedito di compiere errori dovuti alla tensione, al contrario del rivale che, per la prima volta, si trovava impegnato nella lotta per il titolo.

Fra i sospetti di una parte di tifosi e addetti ai lavori, che accusarono la Honda di voler favorire il giovane brasiliano, più appetibile per gli sponsor e le indiscrezioni su un virus che sembrò aver colpito il francese in prossimità della corsa, si giunse al week end che avrebbe decretato il vincitore del Mondiale. Senna, vero specialista delle qualifiche, colse la dodicesima pole position stagionale, tallonato a pochi millesimi dal compagno e antagonista.

In griglia, al momento della partenza, si materializzò ciò che solitamente viene definito “L’imponderabile”. La McLaren del pilota di San Paolo, allo spegnimento dei semafori, restò immobile sulla pista e, dopo vari tentativi, un Senna quasi disperato riuscì a metterla in moto per tentare una rimonta che a molti spettatori apparve ai confini dell’impossibile.

Il brasiliano aveva però una diversa opinione e lo dimostrò immediatamente, salendo, solo nel primo giro, dalla quattordicesima all’ottava posizione. In meno di dieci tornate, si arrampicò fino al quarto posto, passando infine Berger e piazzandosi terzo. A rafforzare l’entusiasmante rimonta giunse la pioggia, quasi un alleato per colui che era famoso per essere “Il mago della pioggia”. Alain Prost, al contrario, non amava le avverse condizioni meteo e, dopo una serie di incertezze frutto del suo disagio sul bagnato, dovette cedere la testa della corsa all’arrembante avversario.

Senna, nonostante il manifestarsi di un diluvio che lo portò a chiedere invano l’interruzione della gara, colse la sua ottava vittoria stagionale laureandosi, grazie anche al metodo degli scarti in vigore quell’anno, per la prima volta campione del mondo. In seguito, tentando di spiegare le emozioni vissute durante una rimonta quasi soprannaturale, spiegò di essere stato vicino a uno stato di estasi mistica, svelando di aver veduto il volto di Dio.