Il Gran Premio di Singapore nella storia: la rincorsa di Vettel
Il circuito di Singapore, su cui domenica si disputerà la tredicesima prova del Mondiale di Formula 1, racchiude nel suo albo d’oro ancora un esiguo numero di edizioni. Inaugurato nel 2008, fa parte di quelle piste di “Nuova generazione” che, dalla fine degli anni ’90 si sono progressivamente aggiunte al calendario del Circus.
L’impianto è opera di Hermann Tilke, l’architetto tedesco, prediletto da Bernie Ecclestone, autore di altri progetti analoghi come Sepang in Malesia, Shangai in Cina e Manama in Bahrain. L’autodromo, ubicato a Marina Bay, si distende, con un senso di marcia antiorario, lungo il tracciato cittadino, sul modello del celeberrimo impianto di Montecarlo.
Fin dalla prima edizione una peculiarità distingue questo gran premio: l’orario notturno, fissato per favorirne la visibilità presso il pubblico europeo in virtù del fuso orario. In seguito anche Yas Marina, inaugurato l’anno seguente negli Emirati Arabi, avrebbe visto una parte della corsa disputarsi in orario serale, iniziando però alle 17.00, poco prima del tramonto.
L’edizione di quest’anno si preannuncia molto impegnativa a livello ambientale, non tanto per l’orario, bensì per le condizioni climatiche. Dalla vicina Indonesia, flagellata dagli incendi, si sono mossi dei fumi che, mescolandosi allo smog, i cui livelli altissimi rappresentano da tempo uno dei maggiori problemi dell’isola, hanno generato una fastidiosa foschia che sta avvolgendo il circuito. Nei giorni scorsi le autorità di Singapore hanno annullato vari eventi in programma, ma il Gran Premio, secondo quanto dichiarato dagli organizzatori tramite un comunicato ufficiale, dovrebbe svolgersi come da programma.
Sebbene la sua storia sia relativamente breve, Marina Bay, nel 2012, fu teatro di una sfida affascinante e avvincente che si sarebbe infine rivelata decisiva ai fini del Mondiale. Fernando Alonso, su Ferrari, giunse a quella quattordicesima data del calendario di Formula 1 primo in classifica con 179 punti, seguito da un terzetto composto da Lewis Hamilton su McLaren a 142, Kimi Räikkönen sulla Lotus a 141 e Sebastian Vettel, su Red Bull a 140.
Al sabato fu Hamilton ad aggiudicarsi la pole position, tallonato dal sorprendente Pastor Maldonado su Williams e da Sebastian Vettel, con Alonso quinto. Alla partenza l’inglese scattò davanti a tutti, inseguito dal tedesco della Red Bull e da Jenson Button, con lo spagnolo della Ferrari sempre in quinta posizione. Il primato dell’alfiere della McLaren si concluse al ventiduesimo giro, quando un inconveniente al cambio lo costrinse al ritiro.
Prima del quarantesimo giro per due volte fu necessaria la presenza della Safety Car: prima per un incidente occorso a Karthikeyan, schiantatosi contro le barriere di protezione, in seguito per uno scontro fra Vergne e Schumacher. La lotta per il primo posto si trasformò in un duello fra Sebastian Vettel e Jenson Button, su McLaren, mentre Alonso, deciso a non perdere punti in funzione del Mondiale, parve accontentarsi del terzo posto.
Sul traguardo fu Vettel a vedere per primo lo sventolio della bandiera a scacchi, seguito da Button e da Alonso. Quest’ultimo mantenne la testa della classifica generale, con 194 punti. Il tedesco della Red Bull si arrampicò al secondo posto, a 29 punti dal rivale e proprio dalla gara di Singapore parve prendere quella rincorsa che, a fine stagione, lo avrebbe portato a vincere il suo terzo Mondiale.