Home » Pallotta spuntato

«Pallotta continua», titolava ieri la Gazzetta dello Sport, rinforzando il concetto con l’editoriale del direttore, Andrea Monti, intitolato «Ora non deve essere lasciato solo». E anche il Corriere, più competente per geografia, non ci era andato piano: «Pallotta alza il tiro: “Fuori i finti ultrà, quelli veri non sono razzisti”», con tanto di dossier curve (curato da Fabio Massimo Splendore) alle pagine 14 e 15. Direi che la stampa ha già cominciato a fare la propria parte, e questo mi pare un ottimo segno.

Il riferimento di base è allo striscione esposto dalla curva Sud in occasione della partita contro il Napoli («Che cosa triste… lucri sul funerale con libri e interviste», come se una madre che perde un figlio potesse “consolarsi” con i soldi); e ce n’erano anche altri («Dopo il libro, il film», «Daniele [De Santis] con noi»). Punizione sacrosanta, la curva resterà chiusa per un turno e (notiziona) il presidente romanista James Pallotta ha deciso di non fare appello. Ovvero ha ritenuto giusta la sentenza.

Apriti cielo! Parte della tifoseria della Sud ha invitato i tifosi a riunirsi «fuori ai baretti per far sentire la nostra voce! Chiunque non si sentisse un fottuto idiota sarà il ben accetto! Avanti Curva Sud» (fottuti idioti, fucking idiots, è una citazione da Pallotta stesso giorni addietro, ndr). Una reazione che dà ragione a Pallotta stesso: l’Olimpico è casa sua, o dei tifosi? I tifosi organizzati sarebbero lì, se non ci fosse la Roma (se non ci fosse Pallotta)?

Reazioni sparse da registrare: da notare anche che, per una volta, Claudio Lotito ha detto una cosa giusta, e cioè che lui ci era arrivato dieci anni prima, quando gli Irriducibili lo avevano anche minacciato di morte; e poi possiamo parlare anche dell’isteria di Beretta (quello che «conta zero» proprio nelle parole di Lotito), arrivato a minacciare anche «provvedi­menti che vietino l’esibizio­ne di qualunque tipo di stri­scione offensivo o oltraggio­so […] potremmo arrivare a vietare tutti gli striscioni». Scelta intelligente: come se i cori non esistessero (in quel caso la Lega potrebbe proporre l’ingresso in curva solo ai tifosi muniti di museruola, o di nastro adesivo americano, quello dei film).

E l’idea stessa non mi piace: se dovessimo chiudere preventivamente la libertà d’espressione in virtù di qualche pensiero “troppo libero”, credo per esempio che le televisioni (tutte) andrebbero abolite all’istante per manifesta inadeguatezza. È la vecchia scelta di castrarsi per fare un dispetto alla moglie. Mi piace anzi pensare a quei casi in cui i tifosi si sono stretti con affetto attorno a qualcuno (come è successo ai Forever Boys, che nello scorso autunno hanno salutato lo speaker della Virtus Bologna, dimessosi dopo oltre 40 anni e 1200 partite, mettendo la sua frase di benvenuto in uno striscione: «A tutti buonasera»).

Ne abbiamo parlato non più tardi di due mesi fa: il problema è la civiltà del paese, non il singolo striscione sul quale avventarsi per mostrare una pronta reazione (squisitamente orale). È in questo senso che dobbiamo essere preoccupati dalla ridda di solidarietà arrivate a Pallotta & co.: perché c’è da scommettere che dietro la forma mancherà la sostanza. Come il divieto di vendere alcolici, ma senza poi controlli anti-abusivi: era febbraio, era sempre a Roma.

E ancor meno confortante è sapere che, per coincidenza, proprio ieri a Roma, nell’aula magna dell’università “La Sapienza”, si teneva un convegno dal titolo «Vivere lo stadio: una passione a rischio?». C’erano gli allenatori Pioli e Garcia, c’erano Lotito e il capo della polizia Alessandro Pansa. Pur invitati, il presidente federale Tavecchio e quello del CONI Malagò non si sono degnati di presenziare. Sicuramente avranno avuto impegni irrinunciabili, non lo mettiamo in dubbio; ma, citando proprio Tavecchio, come quello di Pallotta anche questo è stato «un segnale molto chiaro».