Ciao 2014 – Tavecchio: ciò che non serviva
Eh sì, “ciao 2014”. Un altro anno se ne va, ed è stato un anno lungo, pieno di vicende che hanno riempito le pagine dei giornali. E’ stato l’anno dei mondiali, come scritto ieri dal nostro Paolo Chichierchia, e non solo. Nel 2014 abbiamo visto la Juve vincere l’ennesimo scudetto ma la Roma tenergli testa, abbiamo visto Conte subentrare a Prandelli alla guida della Nazionale, la Roma porre le basi per il nuovo stadio, l’Udinese che ha intensificato la costruzione del “Nuovo Friuli”, e tante altre cose più o meno rilevanti, tra cui l’elezione del nuovo capo del calcio italiano: Carlo Tavecchio.
Ora, inutile tornare a discutere dettagliatamente sul perché sia stata una scelta assurda (linkiamo qui un paio di articoli che ci permettono di riassumere un po’ la situazione e, soprattutto, la nostra idea: #NoTAV(ecchio) – Panno Tavecchio presto Schiantato – Colpa del lupo Tavecchio), limitiamoci a fare un quadro della situazione da quando il neopresidente della FIGC è entrato in carica. Era lo scorso 11 agosto: Tavecchio batteva Demetrio Albertini e saliva al trono della Federcalcio italiana. In quel periodo, un mare di polemiche per via di quelle dichiarazioni riguardanti Optì Pobà che mangiava le banane prima di essere visto dagli osservatori della Lazio. Risultato: squalifica di sei mesi per frasi razziste e figura barbina fattaci fare dinanzi al mondo intero con un tempismo record. Neanche il tempo di entrare in carica e subito messo da parte. Chapeau. Non solo: Tavecchio sceglie Conte per sostituire Prandelli – che nel frattempo firma con il Gatasaray ma verrà cacciato dopo una gestione fallimentare della squadra – e via con altre polemiche riguardanti l’ingaggio super del neo tecnico azzurro, pagato da quello sponsor, la Puma, che è anche lo sponsor di Balotelli, il quale fa piangere al Liverpool ma viene convocato lo stesso in azzurro. “Chissà perché” qualcuno tuona, puntando il dito contro le sue scarpe tricolore, nuove di zecca. La Puma si sfrega le mani, Balo fa piangere anche in Nazionale, viene rispedito a casa, e altra commedia all’italiana servita su piatto d’argento.
Nel frattempo, le italiane in Champions latitano nella stagione 2014-2015. La Juventus passa nonostante qualche patema d’animo, la Roma ne prende nove tra andata e ritorno con il Bayern e retrocede in Europa League. “Il calcio italiano non è all’altezza dell’Europa” secondo molti, sarà pur vero, e il problema è da scovare nelle fondamenta. Andrebbe stravolto tutto, a partire dalla base.
Tavecchio in primis: via, è una figura che, seppur con esperienza, non fa il bene del nostro amato sport. Puntare sui giovani nostrani, non cercare il fenomeninho dall’altra parte del mond0; e poi, fare questa benedetta legge sugli stadi per evitare che ci si serva dei cavilli per aggirarla (concessioni centennali, vedi Juve e Udinese), e ovviamente costruirne sempre nuovi di impianti, abbandonando la gestione-Coni e dimenticandosi degli scempi di Italia 90. Punti cardine, questi, da cui partire. Il problema-calcio, in Italia, è come un gomitolo di lana arrotolato: prendi il bandolo, lo tiri, si stende il filo. Prendi la soluzione, la sviluppi, trovi altri problemi da risolvere. Perlomeno, però, partiamo: iniziamo a risolverli, questi problemi. Sperando che già nel 2015 potremo assistere a qualche piccola, bella novità.