La coppa dell’assurdità
Una competizione inutile, e lo abbiamo detto più e più volte. Questa Coppa Italia è l’emblema del nostro Paese: pesante e insignificante. Le squadre la disputano allo stesso modo in cui gli italiani pagano le tasse: con la voglia di chi è chiamato a mangiare un’insalata sciapa e scondita la sera della vigilia di Natale.
Zero spettatori, zero interesse, zero competitività. A parte qualche eccezione, che come si sa confermano la regola, il destino di ogni partita è già scritto alla vigilia di ogni gara: non perché sia tutto pilotato (si spera), ma perché l’assurda formula attuale fa sì che la più debole giochi in casa della più forte, e questo vuol dire stadi vuoti, turnover, e vittorie casalinghe che… ovviamente, mandano avanti le favorite. Ed è solo un caso che il Genoa abbia giocato in casa dell’Empoli, ieri sera: è infatti solo il procedimento obbligatorio imposto dalla regola che vieta che due squadre di una stessa città giochino in casa nello stesso turno.
Una formula, dunque, assolutamente controproducente quella della Coppa Italia. L’interesse è scarsissimo, tanti degli appassionati di calcio italiani preferiscono guardarsi un bel film di metà settimana, piuttosto che godersi le emozioni di Udinese-Cesena. Il problema è che sono anni oramai che va avanti così. Si dice che verranno prese adeguate contromisure, che si farà il possibile per rendere interessante questa competizione, e alla fine, in Lega, su cosa si dibatte? Sul fatto che la finale non si debba disputare sempre all’Olimpico di Roma. Signori, non è dove si disputa la finale che cambia le cose. Una coppa in cui chi vince si qualifica per l’Europa League, altra competizione bella che snobbata, non produrrà mai reale interesse, e non porterà mai entusiasmo. Per cambiare questa benedetta Coppa Italia bisogna cambiare tutto: eliminare le coppette inferiori (quelle di Lega Pro e Serie D), unificare le categorie, giocare sempre in casa della più debole (e l’afflunza agli stadi ne beneficerebbe), dare un vero premio a chi vince e non solo: anche a chi arriva il più avanti possibile.
Oggigiorno, giocare in Coppa Italia è solo e soltanto un peso, una tassa da pagare (ed è inutile che gli addetti ai lavori lo neghino). Soltanto dalle semifinali si iniziano a intravedere briciole di competizione. Se il calcio italiano è in decadenza è anche perché non è in grado di valorizzare i propri prodotti, con conseguente perdita di interesse non solo all’interno dei propri confini, ma anche all’estero: partite non vendute alle emittenti straniere, nessuno ne parla, nessuno ne discute, nessuno se ne importa.
Si è giocato parte del quarto turno ieri sera; stasera si completerà. Ieri sera si è giocato anche in Spagna, in Coppa del Re. Io non scrivo nulla al riguardo, vi linko solo il resoconto che ha fatto per noi l’ottimo Marco Iannotta, e vi consiglio di andare a spulciarvi qua e là come è vissuta questa competizione, da quelle parti. Poi, traetele da soli, le conclusioni.