Non è una Roma da Europa
La cosa paradossale è che questa sconfitta – netta, giusta, giustissima – in casa Roma viene presa da squadra, società e tifosi giallorossi addirittura come un qualcosa di non così catastrofico. Non è che voglia fare il bastian contrario, ma tra andata e ritorno il Bayern alla Roma ne ha rifilati nove. NOVE. Sette all’Olimpico e due, tondi tondi, all’Allianz Arena, dove i capitolini sono stati più quadrati e ok, ovvio che fosse così, ci mancherebbe soltanto che un allenatore bravo ed esperto quale García si mettesse ad affrontare il Bayern alla stessa maniera di come l’ha fatto nella gara d’andata. In Germania i giallorossi hanno giocato piazzandosi sulla difensiva, e facendo un gran pressing all’inizio. Dopodiché, il palleggio e la qualità della truppa di Guardiola hanno avuto la meglio, e per la Roma altre due pere.
La classifica, però, resta positiva, e questo grazie al successo del Cska Mosca sul Manchester City. Chi l’avrebbe mai detto, eh? I russi, dopo averne presi cinque nell’Urbe, volano in Inghilterra e fanno il colpaccio. Quindi? Quindi la Roma è paradossalmente caduta in piedi: seconda era prima, seconda è rimasta. È cambiato qualcosa dietro di lei, ma la qualificazione continua a dipendere solo e soltanto da ciò che riuscirà a fare.
Se ci pensate, questa è una fortuna mica da poco. Ok, il Cska Mosca è a pari punti attualmente, ma il successo dei giallorossi nello scontro diretto resta per adesso determinante, in tal senso. Perciò, da ora in poi, Roma, vietato sbagliare. Non lo hai fatto eccessivamente nella serata dell’Allianz Arena, ma comunque hai sbagliato: García ha snaturato il suo gioco, e lo ha fatto perché voleva evitare un’altra imbarcata. È stato, però, drastico. La Roma vista ieri sera non è sembrata la solita Roma, e la scelta di rinunciare a Totti, Gervinho e Pjanić non riesco completamente a concepirla.
Ma figuriamoci, il tecnico francese ha preso queste scelte e lui, che sa fare il suo mestiere, saprà il perché. La sconfitta col Bayern, come tutti saranno d’accordo, “ci può stare”, e neanche è questo il punto. Perdere giocando “da Roma” ok, perdere snaturando tutto è un altro discorso. García saprà il perché ha trasformato la squadra, a molti, me compreso, risulta duro da capire. La Roma ha provato a essere se stessa all’andata, venendo travolta da un Bayern disegnato a mo’ di capolavoro da Guardiola; ma non è stata affatto lei al ritorno: più chiusa, grintosa sì, ma con meno idee.
Risultato: due sconfitte, nove reti prese, situazione – come detto – più o meno uguale. Problema: rialzarsi. Mica facile, perché il Bayern ha dimostrato chiaramente che questa Roma avrà anche talento, ma soffre sia la poca esperienza internazionale, sia una mentalità che non la rende ancora pronta a degli sbalzi di umore e morale simili.
Adesso, comunque, guardare avanti. Domenica sera si affronta il Torino, e proprio domenica, in casa Roma, si festeggerà il ritorno in campo di Kevin Strootman. Convocato da Alberto De Rossi, si cimenterà con la formazione Primavera contro il Latina. L’olandese preferirebbe essere chiamato da García per la sfida ai granata, ma già tornare a disposizione e calcare un campo da gioco, risentire nelle vene l’adrenalina della competizione, vuol dire tanto per il centrocampista, che non vede l’ora di tornare a giocare. Ecco: Strootman sarebbe fondamentale per García, soprattutto in questo momento. Nuove energie, nuove forze fisiche e mentali, per una Roma attualmente impaurita, in evidente crisi d’identità.