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Sette possibili scenari satirici, declinati secondo i vizi capitali, dopo l’avvenuta esclusione ope legis (e qualcuno le leggi deve pur averle votate) di Silvio Berlusconi dal Senato e quindi dal Parlamento, con tutte le ripercussioni del caso sulla vita del Milan.

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1. Superbia. «Io come me me stesso», dichiara Sua Emittenza. Lo scissionista Formigoni è d’accordo, senza capire che B. non sta parlando di se-stesso-Formigoni. Sul fronte interno, in opposizione a Thohir, non ci sarà democrazia nelle decisioni ma vigerà una dittatura padronale. Barbara, erede al trono rossonero, giura fedeltà (vorremmo ben vedere). Galliani dichiara che non solo Messi è meglio di Maradona e Pelé, ma che il Milan è più forte di Allegri. Allegri alza la voce per spronare i suoi giocatori a dimostrarlo, altrimenti ci rimette la panchina (così, però, ci rimette la faccia). E tutto questo perché la superbia è una Donna bella et altera, vestita nobilmente di rosso (Cesare Ripa): insomma, una toga rossa.

2. Avarizia. «Io come Molière», dichiara l’ex marito dell’attrice Veronica Lario. Formigoni giura che è un colpo di teatro, non un colpo di Stato, mentre Thohir compra il Manzoni per annullare la promozione milanista (45% di sconto su tutti gli spettacoli). Galliani viene tagliato per risparmiare, Barbara si rapa a zero per prenderne il posto. Allegri piange miseria, allenando una squadra avara di campioni (quelli che aveva, li ha mandati via), mentre i giudici riciclano vecchi processi per cavarne nuove condanne. Perché questo paese è diventato un Paradiso avaro.

3. Lussuria. «Io come Balotelli», dichiara Silvio Burlesqueoni. Formigoni twitta porno in libertà. Thohir prenota Zeman per il dopo Mazzarri (questa è per intenditori, NdR), di Barbara e Pato abbiamo già saputo. Galliani, in dichiarata rottura con la famiglia B., si fa monaco per riavvicinarsi alla seconda moglie. Allegri ripensa al suo matrimonio abortito, mentre i giudici sguazzano con le dichiarazioni di veline, olgettine e cretine. Perché siamo un paese in malora, ma non rinunciamo a divertirci.

4. Invidia. «Io come Thohir», dichiara chi non se l’è comprata (la notizia è tornata in auge di recente, NdR), proponendo una grosse koalition: dopotutto, i nerazzurri sono già noti nel mondo come “Inter Milan”. Formigoni è preso in contropiede, grida «non siamo traditori» e diventa interista. Thohir sta a guardare. Barbara non invidia, ammira. Galliani invidia chi ammira, visto che sente il proprio destino come segnato: come se fosse Allegri. E le toghe rosse, chiaramente, invidiano tutto questo successo, e questo è il solo motore che li spinge. Perché tutto il mondo invidia l’Italia, italiani inclusi.

5. Gola. «Io come il coltello che sgozzerà Alfano», dichiara Silvio l’arrotino. Formigoni e i fratelli coltelli, mentre Thohir affila le armi. Barbara e la golosità: spodestato Galliani de facto, si tessera per il Milan come punta (non potrà far tanto peggio dell’ultimo Pato visto a San Siro). Il sosia di zio Fester, liberatosi un posto al Senato, lascia il Milan e si butta in politica: dopotutto, anche lui non è stato esente da illeciti e condanne. Allegri ha perso il sonno, ma non l’appetito, dopo Glasgow, mentre le toghe ascoltano le gole profonde pronte a spifferare (i doppisensi si sprecano, ma qui un link non ci sta per niente, NdR). Perché ne uccide più la gola che la spada (o il coltello alla gola).

6. Ira. «Io come il Palermo», dichiara Silvio Zamparoni. Formigoni ribadisce. Thohir lascerà la rabbia al suo allenatore, quando servisse (non ne ha bisogno, per ora). Galliani e Barbara negoziano una tregua, perché ad adirarsi ci hanno pensato direttamente i tifosi. Allegri se la prende con la pubblicità, non con il peccatore. In generale, la giustizia in Italia è un concetto che scatena la rabbia (per come è applicata, o per come non lo è: ma tanto che differenza fa?). Perché anche le formiche, nel loro piccolo, s’incazzano (cit.).

7. Accidia. «Io come un condannato di questi tempi», dichiara Silvio Berlusconi. Formigoni è così d’accordo che se ne va per fatti suoi. Thohir prende le distanze. Barbara conosce il proprio destino, comprensibilmente presa dagli affari di famiglia, e Galliani deve decidere se c’è ancora posto per lui. Per Allegri, quasi certamente, a breve ci sarà da scegliersi un’altra casa (di Alex Ferguson, in Italia, nell’ultimo ventennio non se ne sono visti). Sui giudici, sinceramente, lascerei perdere. Perché siamo in Italia: tutto si aggiusta, tutto torna a posto, basta lasciare che scorra il tempo e tutto divenga dimenticabile e dimenticato.