Zona NBA #8 – Portland, Rose e il “season ending” injury
A Chicago è successo di nuovo. Per la seconda volta in due anni, infatti, Derrick Rose si è infortunato gravemente al ginocchio: questa volta si tratta del destro e per lui il responso dei medici è drammatico, dato che dovrà rimanere ai box per tutta la stagione, playoffs inclusi. A confermarlo è stata direttamente la dirigenza dei Chicago Bulls che, nel comunicato, ha mostrato tutta l’amarezza di una città che, con il suo ritorno, era tornata a sperare per davvero nell’anello. Invece non sarà così, e probabilmente non lo sarebbe stato nemmeno con in campo il playmaker scelto alla #1 nel Draft NBA 2008, visto che sino adesso Chicago (e Rose stesso) non aveva mostrato lampi di altissimo basket: a questo punto, però, la stagione rischia di andare veramente a sud dato che, l’anno scorso, a tirare la carretta erano stati Nate Robinson e Marco Belinelli, adesso uno in Colorado e l’altro in Texas alla corte di Gregg Popovich.
Piove sul bagnato nell’Illinois, quindi, e quello che sta accadendo adesso a Derrick Rose non può che riportarci a un’altra grande dinastia interrotta precocemente dagli infortuni: con la mente non possiamo che andare nell’Oregon, più precisamente a Portland, dove qualche anno fa si potevano ammirare contemporaneamente sul parquet giocatori del calibro di Brandon Roy, LaMarcus Aldridge e Greg Oden. Scelti accuratamente al draft da Kevin Pritchard, sarebbero dovuti essere loro i Big Three dei Blazers, ormai in rampa di lancio tra le franchige più interessanti della lega insieme agli Oklahoma City Thunder di Kevin Durant, Russell Westbrook e James Harden. Qualcosa si inceppò nel meccanismo, in particolare nelle ginocchia di Roy e Oden, che di lì a breve sarebbero diventati ex giocatori di basket: uno per davvero, visto che Brandon si è ritirato alla giovane eta di 28 anni, mentre l’altro adesso scalda la panchina nei Miami Heat, consapevole che lo spazio sarà paradossalmente ancora minore più avanti, quando la competizione entrerà nel vivo. Non esattamente un palcoscenico degno di chi, al college, era considerato il nuovo Shaquille O’Neal per la capacità di cambiare le partite sia in difesa che in attacco.
Oggi però la musica è cambiata a Portland, che finalmente si gode una squadra degna di questo nome grazie al sempre efficace LaMarcus Aldridge, a un crescente Damian Lillard e alla concretezza di Nicolas Batum: dei vecchi Big Three soltanto il primo è sopravvissuto al cambio generazionale e oggi è molto più che una certezza, oltre che un All-Star di livello assoluto. Con un record di 13 vittorie e soltanto 2 sconfitte, i Blazers sono secondi nella Western Conference battuti solamente dai San Antonio Spurs di Tony Pakers: passano gli anni, ma Duncan e Ginobili continuano a spiegare al mondo come si gioca a basket nel ventunesimo secolo. Un po’ come Kobe Bryant, che a 35 anni compiuti ha firmato un’estensione biennale del contratto con i Los Angeles Lakers: e dopo la rottura del tendine d’achille è riuscito comunque a staccare un assegno da ben 48 milioni in due anni alla dirigenza lacustre, una cifra che probabilmente va oltre al reale valore del giocatore (vi sono moltissimi dubbi legati alla tenuta fisica di Bryant) ma una bandiera del genere non poteva essere lasciata nel dimenticatoio. Anche perché guai a scommettere contro Kobe Bryant, la sorpresa potrebbe essere dietro l’angolo: e chissà mai che la prossima offseason non possa portargli un vero condottiero al suo fianco, in grado di rendere competitivi i Lakers per l’anello NBA.
LE PUNTATE PRECEDENTI:
Zona NBA #7 – Beasley, Ware e i problemi della Grande Mela
Zona NBA #6 – La trasformazione di Marco Belinelli
Zona NBA #5 – Carter-Williams, Oladipo e il fascino della matricola
Zona NBA #4 – Gigi l’americano
Zona NBA#3 – Power Ranking: Western Conference
Zona NBA #2 – Power Ranking: Eastern Conference
Zona NBA #1 – La compagnia dell’anello
Zona NBA #0 – L’antefatto e il numero zero