Calcio internazionale, ora si balla
Mercoledì, novembre, pausa per le nazionali. Vero che a questo punto settimana o ci son le coppe o non giochi comunque, tranne nel caso degli antipatici turni infrasettimanali, ma oggi non è un giorno qualunque.
Il calcio si prende un piccolo stop, utile perché le squadre ricarichino le pile, recuperino gli acciaccati. E utile alle nazionali, con i dovuti distinguo.
C’è chi si gioca tutto, fra pochi giorni: a stretto giro di posta, spareggi andata e ritorno e via, chi s’è visto s’è visto. Situazioni mica da ridere, perché una fra Svezia e Portogallo in Brasile non ci andrà. Leggi Ibra o Ronaldo, due fra le più brillanti stelle del firmamento mondiale. Che rinuncerà a qualche campione assoluto.
Il bello di questi spareggi, in linea di massima, è che finalmente le gare contano qualcosa. Non sto dicendo che i gironi di qualificazione non siano importanti (del resto, i playoff ne sono la nota finale), ma accade che il gap di valori fra l’Inghilterra e la Moldova di turno renda la competizione poco appetibile, scaldi i cuori un po’ meno del previsto.
Certamente meno, ad esser franchi, di due gare in cui in 180′ ti giochi un biennio.
Perché se sei forte e hai fatto il tuo dovere quasi sicuramente sei passata come prima (ma attenzione ai sorteggi velenosi, vero Francia?), ma se sei un top team e balbetti un po’ ti tocca lo straordinario. Christian Vieri, per esempio, scrisse la storia il memorabile 29 ottobre 1997, a Mosca. Spianando la strada a Casiraghi, al ritorno: vuoi mettere?
Da venerdì a martedì dunque, weekend lungo e la sensazione è che la tensione scorrerà a fiumi. Sia durante che dopo le partite, nella palpitazione come nella goduria. O nella tragedia (ma ve la immaginate la Francia fuori dai mondiali?).
Magari Ucraina-Francia la guarderà, alla tivu su qualche network nordamericano, monsieur Tony Parker. Che la sua Francia quest’anno l’ha portata sul tetto d’Europa e potrà essere d’ispirazione ai Blues. Ne hanno bisogno, tanto.
Ancora due giorni allora, e poi la giostra girerà. Non si faranno prigionieri, è il calcio che conta: più delle amichevoli, che affascinano,sì, ma sono infinitamente meno emozionanti di 180′ in cui ti giochi tutto un biennio. E molto onore.