Risveglio brasiliano
Alla fine, si sarebbe potuto pensare, in due giorni vedremo due mezze partite: nel senso che ieri ha giocato il Milan contro una squadra spagnola, e stasera toccherà alla squadra più titolata d’Europa sfidare un’altra italiana. Il gioco è questo: vedere sfidarsi a distanza quelle che con ogni probabilità sono le due squadre più vincenti sul piano internazionale. E l’inverso non sarebbe neanche male, anzi: Barcellona contro Juventus, con i primi che potrebbero sembrare stanchi dopo essere sono reduci da trofei su trofei, e i secondi che nelle ultimissime stagioni hanno regolato la concorrenza interna con una forza disarmante.
Ma la cronaca, per ora, dice tutt’altro: Milan-Barça 1-1, e stasera Real-Juventus. Il primo risultato ci ha dato qualche indicazione utile: che non era impossibile prevedere il pareggio, ma soprattutto che le squadre, a questo punto della stagione, sono ancora tutte da registrare. In altre parole: c’è ancora tanto spazio per modifiche, emendamenti, invenzioni. E per vedere buon calcio.
Anzitutto, un dato di fatto: Ricardo Kaká sembra che stia per tornare. Forse non sarà più incisivo e decisivo come a metà del decennio scorso, perché la costanza a quei livelli non è roba da tutti; ma ieri sera (qui la cronaca) si è fatto valere e ha mostrato sprazzi di classe e bel calcio. Ha giocato ai suoi livelli (contrariamente a quanto disse una volta Beppe Dossena al termine di una telecronaca, e mi scuseranno le lettrici: «I migliori del Milan hanno fatto il loro dovere e sono stati se stessi: Gattuso ha fatto Gattuso, Kaká ha fatto Kaká», che un po’ ricorda involontariamente la parodia di insulto citata da Borges, pur senza averne l’eleganza: «La vostra moglie, signore, con il pretesto di lavorare in un lupanare, vende stoffe di contrabbando»).
Sicuramente degno di nota il fatto che Kaká si sia ritrovato anche a fare il terzino: Eto’o si ritrovò a doverlo fare, sempre in Champions, durante l’annata 2009/10, e sappiamo com’è andata a finire. Non è un auspicio né una gufata: solo il pensiero che i campioni sanno cosa devono fare per il bene proprio e della squadra. Degno di nota anche il fatto che a riequilibrare la contesa sia stato Messi: due brasiliani, Kaká e Robinho ex madrileni (entrambi senza risultare irresistibili), autori di assist e gol del vantaggio; contro un triplo Pallone d’Oro. Un duello che si rinnova adesso, senza essere mai sbocciato davvero in precedenza.
Detto questo, quindi: segnali di vita dal Milan, che ha potuto contare su una mediana solida e di qualità (Montolivo e De Jong hanno fatto una signora partita, visto e considerato anche chi avevano davanti: Xavi, Busquets, Iniesta e altri campioni-di-tutto con le Furie rosse) e su una difesa che non si è lasciata incantare troppo dal tiki-taka catalano. Forse non sarà il risorgere di un ciclo, forse non sarà abbastanza per ripartire, ma è già un brodino caldo, che rende più sereno l’ambiente in vista della qualificazione. E tutto questo mentre anche il Napoli è in piena corsa (sei punti a testa, parimerito con Borussia Dortmund e Arsenal), dopo la vittoria in quel di Marsiglia.
Ecco, la qualificazione: discorso più complesso per la Juventus, in campo stasera. Forse non sarà davvero l’autunno del nostro scontento, ma di certo non sono settimane facili, sulla sponda bianconera (al punto da dover difendere persino Buffon). La squadra già la conosciamo, eppure qualcosa sembra essersi momentaneamente inceppato: sia nella mente dei giocatori, sia nell’età, o sia nella preparazione atletica (magari improntata a uscire fuori alla distanza). Sia come sia, è difficile stabilire sin d’ora se la stagione sia destinata al fallimento: certo è che a Madrid sarà importante quantomeno non prenderle. O magari perdere, ma contando però di restituire il “favore” tra due settimane. Perché se il Milan ha preso un brodo caldo con il Barça, a Torino si lavora per non finire sotto un acquazzone.