La follia dell’AZ Alkmaar che spaventa l’Eredivisie
È notizia di qualche giorno fa l’allontanamento di Gertjan Verbeek dalla panchina biancoarancio dell’AZ: un autentico fulmine a ciel sereno che ha scosso l’Eredivisie. La motivazione ufficiale del divorzio tra il tecnico e la compagine di Alkmaar è stata la “mancanza di alchimia venutasi a creare tra l’allenatore e il gruppo, tale per cui era necessario interrompere il rapporto“.
Ragione quanto meno discutibile, visto che questa “mancanza di alchimia” ha prodotto quattro vittorie negli ultimi cinque incontri (unica sconfitta il 3-0 valido per il campionato preso in trasferta col NAC il 22 settembre), tra i quali il primo match del girone di Europa League in casa del Maccabi Haifa e il turno di Coppa d’Olanda comunque portato a casa contro lo Sparta Rotterdam.
Peraltro, la squadra è al momento ottava nella classifica di Eredivisie, ma solo a causa del gran numero di compagini “intasate” in poche posizioni: il Twente capolista dista infatti solamente due lunghezze. Inoltre, vinto il difficile esordio esterno in un catino bollente com’era quello israeliano, campo sempre difficile sul quale nel corso degli anni sono capitolate squadre ben più blasonate dei Fabbricatori di Formaggio addirittura in Champions League, l’AZ aveva iniziato il suo cammino europeo nel migliore dei modi e in questi minuti sta giocando in casa una partita che già sa di set ball contro il PAOK: un’affermazione sui greci vorrebbe dire avere una seria ipoteca sulla qualificazione giacché dopo gli ellenici ci sarà il doppio turno contro i flokloristici ma non temibilissimi kazaki dello Shakhter Karagandy.
Dunque, con tutta questa carne al fuoco, perché mai cambiare guida tecnica? Con l’aggravante dell’esonero avvenuto l’indomani di una fantastica affermazione sul ben più quotato PSV Eindhoven e nella vigilia di un prestigioso incontro europeo contro un avversario sempre infido e temibile come il PAOK, oltre che diretto concorrente per la qualificazione ai sedicesimi.
Follia pura: altre motivazioni non possono venire in mente. La spiegazione può essere solo questa. Perché nonostante una campagna di calciomercato estiva che ha portato la compagine di Alkmaar a privarsi del bomber USA Jozy Altidore e del faro del gioco Adam Maher, Verbeek ha comunque saputo estrarre dal cilindro e lanciare il 22enne Aron Jóhannsson, a segno già cinque volte, e tenere in squadra Guðmundsson o la bandiera Martens che, dopo lo sfacelo dello scorso anno, avrebbero anche potuto decidere di cambiare aria.
A ciò vanno aggiunti i talenti presi in giro per tutta l’Olanda: da Overtoom (cavallo di ritorno, il camerunense è prodotto dell’academy dell’AZ) a Gudelj, uomini dal basso prezzo e dall’alto potenziale su cui poter puntare per raggiungere una nuova qualificazione europea (tra l’altro, da quando allenava l’AZ, sempre raggiunta da Verbeek a fine stagione). D’accordo, aver finito lo scorso anno nella parte destra della classifica e aver persino sfiorato il rischio retrocessione nella parte centrale dell’Eredivisie non è piaciuto a nessuno ma in estate, forte anche della vittoria della Coppa d’Olanda, il buon Gertjan aveva anche firmato un prolungamento contrattuale biennale, segnale chiaro che la società puntava ancora su di lui.
E adesso? Adesso l’AZ sta giocando, con l’allenatore in seconda seduto in panchina e con la testa (presumibilmente) annebbiata dalla sconvolgente decisione della società. Perché spesso si parla dell’Olanda come di un paradiso europeo, una placida isola dove tutto funziona ma, evidentemente, nemmeno tra i mulini a vento e le dighe mancano i presidenti vulcanici.
Che l’AZ Alkmaar si stia preparando a cedere il club a uno Zamparini già stufo della Serie B e invece voglioso di sbarcare nel massimo campionato oranje?