Totò, lo scugnizzo del Nord
Spesso si sente dire che “non ci sono più le bandiere” nel calcio-business di oggi. Luogo comune o pura verità? Effettivamente, il calcio di una volta, quello fatto con i sentimenti e i valori, quello puro e genuino, oggi è soltanto un ricordo sbiadito. Il Dio Denaro ha catalizzato le fedi di calciofili e calciatori, lasciando poco spazio ai profani romantici. Eppure, qualche eccezione c’è, qualcuno resiste al canto delle sirene: Maldini, Zanetti, Del Piero, Totti. Citandoli, non si vuole certo dire che essi siano (stati) sottopagati, per carità, ma bisogna riconoscere in loro qualcosa che la massa non ha.
Perché questo preambolo? Per rendere merito a un’altra bandiera del nostro calcio, quasi un’istituzione dello Stivale pallonaro. Quel Totò Di Natale capace di far impazzire una città come Udine e di far innamorare tutti gli appassionati di questo gioco, senza distinzioni di colori e latitudine. Di Natale viene dal passato? Probabile. A chi scrive, ricorda Gigi Riva, non per esperienza diretta, ma per sentito dire. Come Rombo di Tuono rifiutò a più riprese il trasferimento alla Juve, al Milan e all’Inter, così, anche Totò, a distanza di quantant’anni, ha avuto lo stesso coraggio di dire di no al bianconero piemontese, per sposare a vita quello friulano. È vero, Di Natale non ha vinto lo Scudetto come Riva, ma ha trascinato l’Udinese nel calcio che conta, in mezzo alle stelle europee. La sua è stata una scelta dettata dalla ragione, che voleva evitare alla famiglia un cambio netto di vita e di città, o dal cuore? Non è dato sapersi, probabilmente un po’ dall’una e un po’ dall’altro. Fatto sta, che Totò è ancora lì, in quella “fredda” Udine in cui, nel 2004, ha trovato il suo sole. Certo, non è quello di Napoli, ma scalda lo stesso. E ciò che rende Totò ancora più speciale è quel bisogno di rinnovare periodicamente il suo amore nei confronti dell’Udinese, anche se sono passati dieci anni, anche se ne passeranno altri venti. Lo fece nel 2010 rifiutando la Vecchia Signora, lo ha fatto nel 2012 e l’ha ripetuto poco tempo fa.
Sarà difficile sostituire un campione così, ma all’Udinese nemmeno ci pensano, convinti che lo scugnizzo possa giocare ancora tanti anni. D’altronde, Totò ha appena sfondato il muro dei 20 gol stagionali per il quarto anno consecutivo e presto gli sarà proposto il rinnovo fino al 2015. Lo stesso patron dell’Udinese, Gianpaolo Pozzo, ha espresso tutta la sua gratitudine nei confronti del “miglior giocatore della storia del club”. E lo ha fatto anche in maniera concreta, dedicando al campione napoletano una statuetta in resina colorata, che lo immortala nel momento esatto in cui, il 3 marzo 2013, contro il Pescara, Totò calcia il pallone del gol numero 150 in Serie A con la maglia bianconera.
Un’ultima considerazione, che rende ancora più grande il personaggio Di Natale, ha radici di carattere storico e geografico. Con la sua migrazione verso Nord, Totò è un bell’esempio di come si possano azzerare le chiacchiere, le convinzioni, i pregiudizi che intercorrono, in entrambe le direzioni sia chiaro, fra settentrionali e meridionali. Un terrone alla conquista del Friuli. Questo è il capitano dell’Udinese, che in un certo senso ricorda l’Alessandro Siani, alias Mattia, del film Benvenuti al Nord. Là, però, il protagonista è un “semplice” impiegato postale, che ha bisogno del contesto cinematografico per salire alla ribalta. Lo scugnizzo di Napoli ha il dono di saper giocare a pallone. E questo, si sa, mette sempre d’accordo tutti.
http://www.youtube.com/watch?v=vK_q5STfmoo