Piccola Storia della Tattica: il Sistema ‘WM’, l’Arsenal e il Grande Torino (III parte)
Mentre il Metodo conquistava successi in Europa e nel mondo, in Inghilterra una nuova rivoluzione tattica si stava affermando e rinvigoriva di nuova linfa le squadre britanniche.
Nel 1925 infatti, l’International Board aveva introdotto una modifica regolamentare che avrebbe inciso sulla storia del calcio: veniva modificata la norma sul fuorigioco, diminuendo da tre a due il numero dei giocatori necessari a tenere in gioco un attaccante, così come ancora avviene oggi. Di conseguenza, era il calcio stesso a cambiare diventando più offensivo e spettacolare. Il centravanti, prima messo in fuorigioco semplicemente per l’avanzata di un terzino mentre l’altro rimaneva a presidio, non era più costretto ad arretrare e caratterizzarsi soprattutto come centravanti di manovra, ma diventava molto più pericoloso nell’area avversaria.
Fu un inglese a cogliere per primo la portata della novità, Herbert Chapman, allenatore dell’Arsenal. Con finezza strategica, rispetto al modulo del Metodo, Chapman retrocesse sulla linea dei terzini il centromediano, assegnandogli solo compiti di marcatura sul centravanti avversario e affrancandolo dai compiti di impostazione del gioco, mentre allargò i due mediani nel mezzo, formando un quadrilatero a centrocampo, molto aggressivo e orientato alla marcatura. Finiva lo spontaneismo, le contrapposizioni in campo diventavano individuali. Il centrocampo diventava la zona nevralgica del campo, il settore dove maggiormente si addensavano gli scontri. Le squadre che adottavano il Chapman System – poi semplicemente Sistema – erano più eleganti ed aggressive. Le linee che si venivano a formare erano quelle di un 3 – 2 – 2 – 3, graficamente rappresentabili come un WM. I risultati furono tangibili: l’Arsenal conquistò due titoli di First Division e una FA Cup. Chapman allenò l’Arsenal per 403 partite e totalizzò 201 vittorie, con oltre 800 reti segnate. Le squadre inglesi tornavano ad insegnare calcio.
Benchè coevo al Metodo, il Sistema si affermò in continente solo in età prebellica. La scuola danubiana e quella italiana erano restie ad abbandonare il modulo dei propri successi. L’incontro storico tra le due filosofie di gioco ebbe luogo a Milano, il 13/05/1939, quando l’Inghilterra “sistemista” e l’Italia “metodista” si affrontarono e testarono le rispettive impostazioni. Ne uscì fuori un 2 – 2, ma l’Italia agguantò il pareggio solo grazie ad un gol segnato con la mano da Piola, mentre l’Inghilterra mostrò un netto dominio tattico. La tecnica e la tattica di Vittorio Pozzo, opposte in antitesi all’impetuoso Sistema, considerato troppo dispendioso fisicamente e poco adatto alle caratteristiche nostrane, mostravano dei limiti di consunzione storica. Anche la critica si divise tra metodisti conservatori e sistemisti d’avanguardia, proprio come accadde in giorni più recenti con la contrapposizione tra gioco “a zona” e “a uomo”.
In Italia, dopo alcuni esperimenti del Genoa, la prima squadra a vincere adottando il Sistema fu il leggendario “Grande Torino”, che nel dopoguerra inanellò cinque titoli consecutivi, fino a l’ultimo conquistato nel 1949. Nell’Italia uscita sconfitta dalla seconda guerra mondiale, le imprese sportive del Grande Torino rappresentarono un motivo di orgoglio nazionale e di rivalsa di fronte al mondo, come fu per Coppi e Bartali.
Passò alla leggenda il cosiddetto “quarto d’ora granata”. Quando il trombettiere del Filadelfia, il tifoso e ferroviere Oreste Bormida, suonava tre squilli dagli spalti, capitan Valentino Mazzola si rimboccava le maniche e la squadra partiva all’assalto, spesso segnando in breve tempo grappoli di gol e travolgendo ogni avversario. Rimane nella storia una partita contro la Roma, dove il Torino chiuse il primo tempo sotto di un gol. Durante l’intervallo il Torino decise di fare sul serio e al rientro, i granata realizzarono sette reti in 25 minuti, con una tripletta dello zoppicante Mazzola. Così recitava il tabellino dei marcatori: p.t.: Amadei (Roma) al 33’; s.t. Mazzola al 15’, Castigliano al 17’, Mazzola al 19’, Mazzola al 29′, Fabian al 36’, Ferraris II al 37’e Fabian al 41’. Neanche il tempo di riportare la palla a centrocampo.
Squadra di grande caratura tecnica, probabilmente avrebbe vinto con qualsiasi tattica. Nell’interpretazione del Sistema data dai tecnici Lieversley ed Erbstein, il mediano Grezar poteva arretrare sulla linea dei difensori, passando dal 3 – 2 – 2 – 3 ad un moderno 4 -4 -2.
Alle 17.00 del 4 maggio 1949, il tragico schianto sulla collina di Superga mise fine all’epopea di una squadra insuperabile. Nelle ultime quattro partite del campionato 1948-’49, il Torino concluse comunque il campionato, schierando una formazione giovanile , come fecero anche le avversarie di turno.