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Rugby: Il Rugby Championship 2012 va in archivio

L’Emisfero Sud saluta il grande rugby internazionale, almeno per il momento. Il sesto e ultimo turno del Rugby Championship 2012 conferma la Nuova Zelanda a punteggio pieno, mentre l’Australia sopravvive a Rosario grazie a una prova diligente e perentoria, a punire gli errori dei Pumas. Il Sud Africa, apparso in ripresa negli ultimi tempi, ha molto da recuperare per impensierire gli All Blacks, ad oggi la squadra più forte del pianeta e non solo per l’en plein di vittorie fra Mondiali ed ex Tri Nations.

All’FNB Stadium di Johannesburg, Aaron Smith conferma di essere ormai nello zoccolo duro degli All Blacks più d’impatto. Il resto lo fa Dan Carter, impeccabile dalla piazzola e leader dell’intero Championship nella classifica dei punti individuali. Gli Springbocks, spinti dal pubblico, partono bene col solito Habana al 12′, però alla lunga soffrono il gioco fluido neozelandese. Anche WhitelockMa’a Nonu e Conrad Smith vanno a marcare, per un successo inappuntabile, tenuto pure conto del giallo a Dagg a metà ripresa. L’impressione è sempre che, di fronte a qualsiasi avversario, i campioni del mondo si trovino a memoria, unendo alle doti individuali di talenti che già nel Super Rugby fanno la differenza un’organizzazione delle piattaforme offensive formidabile.

L’ultima partita del torneo era l’occasione, invece, perché i Pumas rompessero il ghiaccio. Tolto il pari col Sud Africa all’esordio, l’Argentina ha raccolto solo sconfitte e contro una tutt’altro che irresistibile Australia l’occasione era ghiotta. A Rosario, davanti a oltre 40mila persone, i padroni di casa soffrono la diligenza e l’applicazione dei Wallabies, rivoluzionati da Deans nel XV di partenza per via delle molte defezioni. Senza il titolare (e discusso) Quade Cooper, promosso Beale all’apertura, con Harris (Reds) deputato a calciare. La meta ci mette un’ora ad arrivare e nel primo tempo è molto faticoso, per l’Argentina, reggere difensivamente. I falli si moltiplicano e all’irlandese Jubert non piacciono neanche le proteste: Harris segna 15 punti in meno di mezzora, col dirimpettaio Hernandez più impreciso. Le occasioni vanno colte al volo e l’Argentina lo sa: nella ripresa Ioane scava il solco al 63′, la botta definitiva. La meta del “parigino” Imhoff al 76′ trascina il pubblico di Rosario, le lacrime di Roncero, nella serata d’addio alla nazionale, regalano un’immagine indimenticabile.

Nell’ambito del suo primo torneo dell’emisfero meridionale, la nazionale guidata da Phelan ha sofferto la differenza di valori rispetto ai quotati avversari. Vien il pensiero che confrontarsi ogni anno con Sud Africa, Nuova Zelanda e Australia la aiuterà a migliorare, ma occorre studiare bene il ricambio generazionale: il ciclo sembra chiudersi, non aprirsi. Come accadde all’Italia all’ingresso nel Sei Nazioni, la pazienza verrà premiata ma con calma. E l’occhio dovrà andare anche alla situazione a livello di club, perché la maggior parte dei Pumas gioca sì ad alto livello (quasi tutti militano nel Top14, Francia) ma in aree diverse nello stile e nel gioco rispetto al Super XV. L’Australia, infine, ha giocato meglio senza molti dei suoi senatori. Aver evitato la beffa in casa della cenerentola del Championship giova al morale: resta però lontanissimo il ricordo di ciò che avveniva più o meno un anno fa, ossia il trionfo dei Wallabies nell’ultima edizione del Tri Nations.

 

RUGBY CHAMPIONSHIP 2012 – Ultima giornata

SUD AFRICA-NUOVA ZELANDA 16-32
ARGENTINA-AUSTRALIA 19-25

CLASSIFICA: Nuova Zelanda 26, Australia e Sud Africa 12, Argentina 4