Elogio a un centravanti unico
Simeone prepara un piano partita perfetto ma non fa i conti con la classe e la freddezza di un attaccante straordinario, Luis Suárez, giunto a 45 centri in altrettante presenze stagionali. I Colchoneros lottano su ogni pallone, difendono la propria area come se fosse un fortino e per 45 minuti questa tattica paga: infatti Koke trova Torres che, col destro, gela il Camp Nou. Griezmann costringe ter Stegen al miracolo e, nonostante il predominio del Barcellona, sembra quasi di rivivere la serata di sabato contro il Real Madrid.
Quasi. Perché dal nulla, dopo aver praticamente giocato a nascondino per sessanta minuti, come solo i centravanti più forti al mondo sanno fare, Suarez ha costruito la rimonta con opportunismo, sagacia tattica e anche un pizzico di fortuna: quella però non basta per realizzare 45 gol e 22 assist (e siamo soltanto ai primi di aprile), per mettere insieme questi numeri serve avere qualcosa di speciale dentro. Indipendentemente dal giudizio morale sul giocatore, che in carriera ha commesso qualche sciocchezza di troppo (e noi italiani lo sappiamo bene), stiamo parlando di un attaccante che ha trascinato il Liverpool a un passo dalla conquista della Premier League – e si sono visti i risultati dopo la sua cessione – a dimostrazione di quanto sia fondamentale nell’economia delle squadre per cui gioca.
Movimento senza palla, tiro, dribbling, assist per i compagni e capacità di pressare il difensore avversario. Insomma il prototipo dell’attaccante moderno, quello che sarà la regola tra una quindicina d’anni: non adesso, però, perché di giocatori così ce ne sono pochissimi al mondo e lui ha la fortuna di averne un paio sempre al suo fianco.
Scricchiola leggermente, invece, il sistema ideato da Luis Enrique. Fa specie dirlo dopo una vittoria e questo rende ancora più onore alla formazione blaugrana: per carità non sono certo due partite non giocate al solito ritmo a cancellare decine di goleade impartite a mezza Europa, ci mancherebbe, ma è innegabile come questa macchina perfetta subisca ogni tanto qualche battuta d’arresto preoccupante: che sia il secondo tempo contro il Real Madrid o la prima frazione contro l’Atletico, in entrambi i casi si è vista una squadra lenta, leziosa e incapace di cambiare ritmo al momento giusto, quella che è sempre stata l’arma letale di questa squadra. Quante occasioni hanno dovuto creare i blaugrana per permettere a Suarez di buttare dentro due palloni? Messi ha quasi rischiato di fare il gol dell’anno con una meravigliosa rovesciata, Neymar ha litigato con la porta per tutta la partita andando anche a impattare la traversa mentre i centrocampisti non hanno fornito il giusto apporto dal punto di vista degli inserimenti. Restano i favoriti per la vittoria finale, specie se il Bayern Monaco dovesse davvero essere quello visto contro la Juventus e nei primi 90 minuti della doppia sfida contro il Benfica, ma sicuramente qualche dubbio in più adesso c’è. E non è detto che questo sia necessariamente un male per una squadra con la pancia piena come il Barcellona.
In tutto questo, però, non si può non fare i complimenti anche a Simeone: L’Atletico non giocherà un calcio spettacolare, ma è bello vedere come undici persone sacrifichino costantemente il proprio rendimento per il compagno più vicino. Chissà che al ritorno, con il pubblico dalla propria parte, non possa scapparci anche l’impresa dell’anno.